Quattordici mesi di sequestro e nessuna via d’uscita per la pista ciclo pedonale Morano-Campotense. Si tratta del principale punto attrattore di un turismo che, proprio nel corso degli ultimi due mesi, ha dovuto fare a meno di una infrastruttura di impareggiabile bellezza paesaggistica: il tracciato si affaccia praticamente di fronte alle montagne più alte della Calabria, vale a dire la Manfriana, Serra Dolcedorme (2.248 mt.), Pollinello, la faggeta vetusta riconosciuta dall’Unesco, il Monte Pollino, Serra del Prete e il Belvedere Malvento. Il blocco venne deciso il 7 giugno del 2022. Tutto a causa della caduta di alcuni calcinacci dalla volta di una vecchia galleria di Campotenese. I detriti colpirono un utente. Col suo legale decise di denunciare, a pochi giorni dalla sua inaugurazione, i proprietari del tracciato, vale a dire il Parco Nazionale del Pollino e la Regione Calabria. Nel corso del tempo si sono protratti sopralluoghi e perizie. Tanti i consulenti in campo. Ma non emerge, purtroppo, il passo risolutore che può portare alla riapertura del tracciato. Anzi, molti tratti sono praticamente finiti nelle grinfie dell’incuria. L’itinerario veniva usato, almeno fino agli anni Ottanta, per il trasporto di persone e merci dell’ex Ferrovie Calabro Lucane. Il blocco della pista – la seconda dopo quello che lega Castrovillari a Morano – non solo ha limitato notevolmente i movimenti di un turismo lento e molto richiesto dai tour operator stranieri, ma l’Amministrazione comunale di Morano Calabro non ha avuto la possibilità di implementare la progettazione legata ai piani di ripresa con l’acquisizione di un finanziamento di tre milioni di euro. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza