C’è il sole, è la sua stagione. Un sole che veste la città di luce rendendola immensa nelle sue proiezioni. La voce dei turisti rompe il silenzio della solitudine pomeridiana di questi giorni d’agosto, con case vuote e uffici chiusi per la pausa estiva. Tra le statue del Mab s’incrocia gente che arriva dall’Italia e dall’estero per scoprire Cosenza e i suoi monumenti. Una passione immortale che viene riesumata dopo il biennio del Covid. C’è vita e c’è storia in questo luogo che sta cambiando volto senza dimenticarsi della sua nobile tradizione. Gli ospiti sono avidi di cultura, di arte, di architettura. Vanno alla ricerca delle tracce di Alarico, di quel suo leggendario (e ricco) sepolcro, cercano emozioni nella visita al museo all’aperto di corso Mazzini, hanno occhi per il ponte di Calatrava e si muovono lungo le principali rotte della storia alla scoperta della città vecchia, del duomo, di palazzo Arnone, del “Rendano”, della villa vecchia, e di tanti altri luoghi che hanno reso celebre questa terra. È come vivere in un sogno che non sembra essere lungo abbastanza. Cosenza sembra un’opera dentro la bellezza dei suoi quartieri più antichi. Cresce la reputazione della città, sempre più attrattiva.
Numeri ufficiali ancora non ce ne sono, ma c’è l’entusiasmo dei titolari delle attività economiche che segnalano un agosto dinamico. È lo stesso sindaco, Franz Caruso, a confermarlo: «I commercianti mi dicono che Cosenza è, soprattutto, meta ricercata da americani e cinesi. Ma ci sono state presenze anche di ospiti arrivati dalla Grecia e da altri paesi europei. Personalmente, ho incontrato comitive di stranieri con guide nel centro storico. Uno dei connotati che emerge è che la città viene selezionata come destinazione per le vacanze, soprattutto, da chi non ha legami familiari con questa nostra terra. Non si tratta, cioè, di turismo delle radici come avveniva in passato, col ritorno degli emigrati. Credo sia giunto il momento di confrontarsi con i tour operator per spingere Cosenza tra le mete all’interno dei circuiti ufficiali».
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