La sanità resta un aculeo conficcato nel ventre della Calabria. Da tredici anni attraversa le vene di questa terra commissariata che, goccia dopo goccia, perde la speranza. Non bastano solo i ragionamenti e i tentativi del governatore, Roberto Occhiuto, di mettere ordine dentro i cunicoli d’una rete ospedaliera (e territoriale) in difficoltà a giustificare un indice dei lea inadeguato per togliere inquietudine al sistema. Le corsie sono tutte piene, con medici e infermieri stremati.
La denuncia del presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Mazzuca, alla vigilia di Ferragosto, del resto, rappresenta un campanello d’allarme sulle attuali capacità di risposta della sanità in Calabria. Con le sue venti domande a Occhiuto aveva cercato d’afferrare quel filo che tiene ancora in vita il sistema salute, chiedendo risposte che non sono arrivate.
E il silenzio del governatore ha spinto Mazzuca a chiudere il giro d’orizzonte, a tirare le somme, anche a nome del Pd, il suo partito, sul sistema sanitario. È nata così la richiesta di dimissioni da Commissario straordinario ad acta: «In Calabria il diritto alla salute, costituzionalmente garantito e protetto, non è esigibile. E il tenebroso silenzio di Occhiuto è la certificazione doc del disastroso fallimento. Ovviamente, però, accertata e diagnostica la “bancarotta”, c’è bisogno di una energica terapia d’urto. Coerenza vorrebbe che il presidente Occhiuto rassegnasse, immediatamente, le dimissioni dalla carica di Commissario alla sanità. Ha dimostrato, con i fatti, di non essere, all’altezza del compito affidatogli.
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