I servizi assistenziali in Calabria si affacciano su un eterno orizzonte. E quello che si vede in fondo è ciò che è sopravvissuto ai piani di rientro voluti dalla politica per sanare bilanci praticamente insanabili. Un’operazione che ha prodotto lo smantellamento degli ospedali periferici, il taglio dei posti letto, la riduzione del personale in corsia. Tutto questo per generare un dato contabile ulteriormente negativo e nutrire la fuga dei pazienti. Una strategia di marketing fallimentare, con cui la politica ha pensato a tutto o quasi. Ha pensato alle poltrone da dividere ma non ha pensato ai malati, cittadini che rappresentano un costo sociale, un costo che aumenta in caso di patologie per la cura delle quali si rendono necessari assistenza, interventi chirurgici, farmaci. E dopo tredici anni si fatica a uscire dalle sabbie mobili, nonostante gli sforzi del commissario-governatore, Roberto Occhiuto, che sta provando a riportare in vita il sistema. I cubani, la facoltà di Medicina all’Unical, la riforma delle reti ospedaliere e territoriali, le assunzioni. Ma non è facile attraversare il campo disseminato di mine del passato. L’Annunziata, ad esempio, affronta il nuovo corso trascinandosi e scorie di scelte che determinano presente e futuro. Un percorso ad ostacoli che è costato 20 milioni di euro. Tagli alla spesa generati da bisturi “spuntati” dal momento che in passato si è dovuto fare i conti con sedute operatorie ridotte per effetto del Covid e della cronica carenza di ferristi e anestesisti che hanno allungato le code di pazienti in attesa per colecisti, ernie, varici, ernie del disco, ipertrofia prostatica e tante altre patologie di ogni branca chirurgica. Una eredità pesante lasciata dalle manager venute da lontano e che continua a pesare nelle code che sopravvivono per esami e interventi. Nel reparto di Urologia, ad esempio, c’è una lista d’attesa di pazienti che attendono per una cistoscopia. L’esame è importante per verificare la presenza di eventuali anomalie ed eventuali patologie a carico dell’apparato urinario. Ma lo strumento è fermo da un mese e la fila si allunga. C’è chi accorcia i tempi rivolgendosi (a spese proprie) ai privati. E chi non può aspetta. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza