L’Unical si apre ufficialmente al territorio. Ieri mattina, ha mosso il primo passo, nel borgo di Cosenza, tra il cielo e la storia, il passato e il presente. La volontà di cominciare un cammino nuovo spianando la strada a una regione che continua a galleggiare nelle periferie remote dell’Europa. Servono i saperi, servono le idee e i progetti. Servono, soprattutto le intese. E il patto sottoscritto tra Comune e università è un prezioso granello di speranza. Una firma che sancisce il passaggio temporaneo dello storico Palazzo Spadafora, costruito nel XV secolo sui resti di un edificio termale di epoca romana, recuperato dal Comune di Cosenza e, dal 2007, sede prima del Settore Cultura e poi del Settore Educazione, all’Ateneo. Una decisione caldeggiata dal sindaco Franz caruso e dal suo governo. L’immobile diventerà la sede temporanea (finché non sarà pronta quella definitiva del Convitto nazionale “Bernardino Telesio”) di dieci start-up selezionate dall’Unical. Un grande laboratorio che mette insieme l’“Open incubator”, un progetto inserito tra le iniziative finanziate dal Ministero della Cultura. L’obiettivo è quello di riportare in vita il centro storico. E le imprese avranno il compito di favorire la rigenerazione e la riqualificazione urbana della città secondo le linee di indirizzo del Cis, il Contratto Istituzionale di Sviluppo “Cosenza-Centro Storico”, che portà con sé 90 milioni di euro di opere già finanziate.
Ieri mattina, la consegna simbolica delle chiavi da parte del primo cittadino al rettore Nicola Leone che le ha, a sua volta, affidate al professor Maurizio Muzzupappa, responsabile del Progetto “Open Incubator”.
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