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Omicidio Maurizio Scorza a Cassano, quel “due di coppe” al tavolo dei clan

Nel processo per l’omicidio del 56enne di Cassano e della sua compagna emerge il dettaglio di una carta da gioco trovata in auto. Potrebbe trattarsi di un messaggio dei killer: «Non vali nulla»

Il tribunale di Cosenza

Due killer spietati con Scorza e la compagna ma con tanta compassione per gli animali tanto da risparmiare il cagnolino della coppia e lasciare un “due di coppa” nell’auto della coppia per sottolineare quanto invece valesse la vita del 56enne vecchia conoscenza delle forze dell’ordine. Sono questi i primi dettagli che emergono dalla nuova udienza tenutasi settimana in Corte d’Assise a Cosenza, presieduta dal presidente Paola Lucente (giudice a latere Marco Bilotta). Tanti i dettagli emersi nel corso della seduta dove è imputato per concorso in omicidio Francesco Adduci, cassanese di 57 anni, proprietario del fondo agricolo dove avvenne il duplice omicidio il 4 aprile dello scorso anno.
Per la Dda di Catanzaro, rappresentata dal pm antimafia Alessandro Riello, Francesco Adduci ha attirato in una trappola Maurizio Scorza, detto il “Cacaglio“. Nel podere dell’imputato ad attendere l’uomo c’erano probabilmente i killer. Scorza, verosimilmente, andò da Adduci a comprare un capretto, visto il periodo pasquale. Poi, insieme alla fidanzata, trovò la morte. I carabinieri e l’Antimafia di Catanzaro sostengono che il tutto sia avvenuto dentro il terreno di proprietà di Adduci, conosciuto a Cassano anche come “Franchino”. Per la difesa, invece, non ci sono elementi per sostenere questa tesi.

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