I tagli alla scuola rischiano di trasformarsi in una pietra tombale sulle speranze di ripresa della Calabria e dell’intero Sud. Il dimensionamento è fatto di numeri e quei numeri diventano indicatori di scenari futuri sempre più sterili. Del resto, il Mezzogiorno è luogo di solitudine e di abbandono dove la gente ha imparato a rinunciare ai servizi, anche a quelli essenziali. La scuola era l’unico pilastro sopravvissuto a cambiamenti epocali e rivolte di piazza. Un porto sicuro per i giovani in una terra avara di opportunità e sempre meno popolata, per scelta o per necessità. Ma la riforma ispirata dalla legge di Bilancio dello scorso anno preannuncia la fine del Sud. Una spending review (limitata, per adesso a presidi, segretari e personale Ata) che trasformerà, inevitabilmente, questa terra in un luogo geografico nel quale sarà difficile, se non impossibile, risvegliare la vita e creare opportunità di lavoro con un sistema-istruzione ancorato al risparmio. Le sforbiciate hanno colpito soprattutto le autonomie scolastiche meridionali (Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata mettono insieme, da sole, il 60% del numero degli istituti che saranno cancellati) determinando una chiara rinuncia alle opportunità sociali e culturali che costituiscono il cemento e i mattoni per provare a invertire la denatalità. Lunedì mattina la Provincia ha approvato il Piano che prevede la rinuncia a 29 autonomie. Una mappa che si è trasformata in una corona di spine con tensioni che resistono a distanza di giorni. Ieri, gli studenti del Cosentino-Todaro di Rende hanno manifestato in Piazza XV Marzo per chiedere la revisione del dimensionamento adottato, soprattutto, perché «in base alle linee guida dettate dalla Regione (legge di bilancio 2023), le scuole che risiedono nei Comuni commissariati per mafia non sono oggetto di dimensionamento per tutto il perdurare del commissariamento, come successo nel 2018 al Comune di Gioia Tauro e Canolo (delibera giunta regionale n. 427 del 2018). Le scuole di Rende, dunque, non devono essere toccate! In particolare, riteniamo che la nostra istituzione, l’IIS Cosentino-Todaro, con una popolazione scolastica ridotta ma non esigua, sia stata smembrata in modo insensato, dal momento che l’Ite Cosentino è stato associato al Polo liceale e l’Ipaa Todaro all’IIS “Mancini-Tommasi”, scuola del Comune di Cosenza, secondo un criterio opportunistico. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza