All’Amaco si muove poco o nulla. E i lavoratori (sostenuti ufficialmente da un solo sindacato, la Faisa Cisal, anche se le altre sigle stanno promuovendo l’iniziativa invitando il personale ad aderire in massa) hanno deciso di incrociare nuovamente le braccia a distanza di alcune settimane da un primo sciopero. La protesta avrà luogo nella giornata di lunedì e per 24 ore creerà dei disagi all’utenza. Le problematiche sul tappeto sono sempre le stesse: non è ancora stata pagata la 14ma, lo stipendio di ottobre sicuramente verrà saldato in ritardo, sul concordato preventivo non si registrano sviluppi, silenzio anche sui due lavoratori a cui era scaduto il contratto a tempo determinato e che erano stati messi alle porte salvo poi ricevere assicurazioni da Municipio e azienda sul riassorbimento in tempi brevi. I sindacati interni, tranne la Faisa Cisal, appunto, che si è assunta la paternità dell’azione di lotta di lunedì (la triplice forse comunicherà un’altra data sempre per questo mese), somigliano a Bernardo, il maggiordomo sordomuto di Zorro. Lo sciopero è dunque ancora una volta frutto di una scelta autonoma dei dipendenti e anche dell’esito di un’ultima riunione a cui tra l’altro i vertici aziendali non si sono presentati. I lavoratori protestano anche per i turni (orari troppo lunghi, fino a 7 ore e 30 minuti, e intere mezzore non pagate), poi i ristori Covid che arriveranno all’Amaco (i lavoratori chiedono che le somme dopo il passaggio da Cometra siano utilizzate per 14ma e stipendio di ottobre). Poi c’è la questione relativa alla “Paritetica”, una commissione interna aziendale composta da un autista, un addetto all’esercizio e il direttore Amaco che è deputata a definire linee, tempi di percorrenza, utenza sulle varie tratte e nei vari orari della giornata. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza