Cosenza

Venerdì 22 Novembre 2024

Falsa cittadinanza a Morano Calabro, non luogo a procedere per 193 brasiliani

Si chiude con un non luogo a procedere nei confronti dei 193 brasiliani a cui erano stati contraffatti inconsapevolmente i documenti di riconoscimento. Il caso, infatti, scosse il Comune di Morano Calabro, in particolare il Municipio moranese fu stritolato per aver dato agli stessi la residenza e la cittadinanza italiana “jure sanguinis”. Tra questi anche il famoso calciatore di Roma e Milan, vale a dire il pendolino Marcos Cafù. I centonovantatrè vennero indagati per uso di atto falso e soggiorno illegale in Italia, giunsero da ogni parte del Brasile tra il 2011 e il 2012 nel Comune ai piedi del Pollino al fine di ottenere la residenza e la cittadinanza italiana tramite la ricerca di un antenato di famiglia e di origini moranesi. Proprio gli indagati in questione avevano dato precedente incarico ad un Studio professionale di Porto Alegre in Brasile denominato "Via Italia" specializzato nelle ricerche genealogiche e quindi nella ricerca di un avo in un paese europeo, quindi anche in Italia, che potesse fungere da collegamento familiare al fine dell'ottenimento della cittadinanza italiana, in aggiunta a quella brasiliana. Il Comune di Morano si è sempre proclamato estraneo ai fatti di reato, quindi parte offesa costituendosi parte civile e chiedendo la condanna dei brasiliani con richiesta di risarcimento danni. Di diverso avviso, invece, il Gup del Tribunale di Castrovillari, dott. Lelio Festa, rispetto alle conclusioni della parte civile: il Gip ha disposto il non luogo a procedere dei brasiliani senza neanche rinviarli a giudizio. Nella discussione davanti al Gip del Tribunale di Castrovillari l'avv. Livio Faillace, difensore di molti degli indagati, ha evidenziato non solo come i propri assistiti brasiliani erano inconsapevoli del modus operandi degli incaricati di questo studio professionale di Porto Alegre "Via Italia" al fine della ricerca geneaologica dell'avo storico in Europa ma ha dimostrato come fossero stati a loro volta raggirati da coloro a cui avevano dato incarico per aver utilizzato a loro insaputa documenti alterati e/o falsi. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza

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