Un’esecuzione. Quattro colpi di pistola. Esplosi a distanza ravvicinata. Alessandro Cataldo, 46 anni, è stato assassinato davanti a una pizzeria della zona portuale di Cetraro. Due i killer entrati in azione poco dopo le 21: avevano il volto parzialmente travisato da capellini con visiera. Per almeno mezzora erano rimasti in attesa del momento propizio, nascosti a breve distanza.
Le armi ben oleate in pugno e l’adrenalina a mille: quando la vittima s’è avvicinata all’ingresso della pizzeria di cui era proprietario ma non attuale gestore, sono entrati in azione. Cataldo non ha avuto il tempo di abbozzare un tentativo di fuga o di difesa: il sicario, dalla mano ferma e i nervi d’acciaio, l’ha fulminato sparando quattro pallottole dritte alla testa e al torace. Un “professionista” del crimine che s’è poi allontanato velocemente insieme con il complice che gli guardava le spalle. Entrambi sono scomparsi scivolando nel buio fino a raggiungere il mezzo veloce a bordo del quale hanno lasciato la scena del delitto. Sull’asfalto stradale il sangue del quarantaseienne e tutt’intorno il silenzio irreale tipico dei minuti immediatamente successivi alla consumazione di un assassinio. Poi le prime urla dei residenti nella zona e la telefonata concitata fatta alle forze dell’ordine.
Le pattuglie dei carabinieri sono arrivate sul posto nel volgere di pochi minuti così come l’ambulanza del 118. I sanitari del servizio di soccorso non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Cataldo. Gli investigatori hanno raccolto alcune testimonianze e proceduto nella notte ad acquisire i filmati girati dalle telecamere di videosorveglianza installate nella zona.
Alessandro Cataldo, coinvolto agli inizi degli anni Duemila nell’operazione antimafia “Azymuth” condotta dalla Dda di Catanzaro contro presunti esponenti del clan Muto di Cetraro impegnati in un vasto traffico di sostanze stupefacenti, venne tuttavia assolto dal Gup distrettuale nel dicembre del 2005 «per non aver commesso il fatto».
L’uomo abitava in una zona rurale di Cetraro denominata “Porcili” ed aveva due figli. Da giovanissimo aveva perso il padre, guardia giurata, ammazzato durante una rapina compiuta in danno della banca ch’eera incaricato di sorvegliare.
La direzione delle indagini sull’accaduto è stata assunta dalla Procura di Paola. Informata tempestivamente del delitto pure la Procura antimafia di Catanzaro, guidata da Vincenzo Capomolla. L’area della cittadina tirrenica registra da tempo episodi di violenza: l’ultimo la sera del 21 giugno dello scorso anno quando venne gravemente ferito a colpi di mitragliatore Ak 47 kalashnikov il titolare di una palestra, Guido Pinto, 47 anni, che nel 2004 aveva ucciso per legittima difesa un ventenne che aveva tentato di rapinare la stazione di servizio di cui era gestore.
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