Gli affanni attuali dell’Amaco appaiono come un presagio, una condanna della storia a chi ha gestito negli anni la società in house del Comune, realtà interamente partecipata da Palazzo dei Bruzi. Un’azienda che non si è mai sentita veramente amata, anzi, spesso è stata trascurata da chi ha gestito le sue finanze che, alla fine, si sono definitivamente ammalate. E con un sistema immunitario compromesso, quel male atavico è degenerato nella messa in liquidazione della società con dichiarazione del Tribunale depositata esattamente un mese fa. Una decisione con la quale non era stata omologata la richiesta di concordato preventivo avanzato dall’Azienda. Il futuro? Resta incerto. I 130 dipendenti seguono con muta disperazione gli eventi. Giovedì, il commissario liquidatore Ferdinando Caldiero è passato dalla sede di Torre Alta per cominciare a fare ordine in un contabilità sofferente. Cercherà risorse per garantire ai lavoratori una paga. Per questo, spiega Fabio Ponte della Cgil aziendale, «ha chiesto agli amministrativi di lavorare venerdì pomeriggio e sabato per dare le prime risposte a 130 famiglie di questa città che vivono nell’ansia, temendo che non possa esserci più un domani». I sindacati si muovono in ordine sparso. Lunedì è in programma uno sciopero di 24 ore proclamato da due diverse sigle sindacali. Un’astensione è quella del sindacato nazionale Usb – Lavoro Privato riguardante l’astensione dell’intero settore del trasporto pubblico locale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza