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Padre Fedele a 86 anni torna in strada a Cosenza per aiutare i poveri

Raccoglie fondi con un banchetto e il saio in favore degli ultimi. Il suo desiderio? «Tornare a celebrare la messa in pubblico»

L’amico degli ultimi. A ottantasei anni padre Fedele Bisceglie torna per le strade dell’area urbana a chiedere sostegno per i poveri. Il frate s’è rimesso in moto, dopo qualche acciacco, per continuare la sua inarrestabile opera di raccolta di fondi per i più bisognosi. Saio e sandali francescani, il sacerdote sta ricevendo il calore e l’affetto della gente: in centinaia si fermano ogni giorno davanti al piccolo banchetto - con la foto di San Giovanni Paolo II - allestito per sollecitare un piccolo gesto di solidarietà verso gli ultimi. Padre Fedele è un religioso povero di denari ma ricco di umanità, che devolve la sua intera pensione in favore dei meno fortunati e che vive con umiltà questi tempi difficili.
La brutta avventura che l’ha visto negli anni scorsi imputato e assolto per fatti che non aveva commesso, non è riuscita a mutarne lo slancio e la generosità. Bisceglie è sempre stato accanto ai giovani, ai poveri e agli anziani e la gente glielo riconosce coprendolo di simpatia e affetto. Certo, il tempo passa e. forse, le energie fisiche non sono quelle di una volta, ma lo spirito rimane sempre lo stesso. Così come la mente di questo sacerdote laureatosi in Medicina, all’università di Messina, per poter aiutare anche da medico e non solo da religioso le popolazioni africane presso le quali ha nel corso degli anni operato.
«Sono felice di stare in mezzo alla gente» ha detto ieri «e con i soldi che raccoglieremo fino alla vigilia di Natale non solo offriremo sostegno ai poveri locali ma compreremo cibo proteico per i bambini che soffrono la malnutrizione nel sud Kiwu. Lo scorso anno abbiamo compiuto la stessa operazione per i bambini della regione di Jangani nel Madagascar meridionale, consegnando i prodotti nelle mani di padre Tonino Cogoni».
Padre Fedele ha un solo dolore, che non nasconde: «Vorrei avere l’esercizio del ministero sacerdotale completo. Mi piacerebbe poter tornare, almeno per una volta, a poter celebrare Messa in pubblico. È la grande gioia che sarei felòice di riprovare prima di lasciare l’esistenza terrena».
Il “monaco” - così tutti lo chiamano nell’area urbana - è stato prima ingiustamente accusato e, poi, definitivamente assolto. Sono passati tanti anni dal momento dell’assoluzione e, forse, meriterebbe di essere ascoltato. La sua è una vita di testimonianza - se si trattasse di un laico parleremmo di militanza - raccontata da centinaia di fatti oltre che dalle tante parole benevole spese da gente di ogni estrazione sociale. Rivederlo sull’altare di una chiesa gremita farebbe davvero piacere a tutti.

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