Si sono dati appuntamento per le ore 13 i dipendenti di “Abramo Customer Care", nelle sede di Montalto Uffugo per dare il via allo stato di agitazione. Volti tesi, in compagnia delle sigle sindacali SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL UGL Telecomunicazioni, il primo sit-in ha preso inizio con la speranza di far sentire la loro voce. Una voce necessariamente alzata a seguito della decisione di Tim di non rinnovare il contratto consumer per 495 dipendenti della azienda Abramo tra le sedi di Crotone, Catanzaro, Montalto Uffugo e Palermo, i quali saranno collocati in cassa integrazione a zero ore dal primo gennaio 2024. Lo stato di agitazione e lo sciopero proclamato da tutto il personale dipendente durerà oggi e domani 21 dicembre. I dipendenti terranno le braccia incrociate per l'intero turno di lavoro. Un Natale drammatico per queste famiglie che vedono a rischio il proprio posto di lavoro. Ben 500 solo nella sede montaltese che urlano in protesta urlano.
I sindaci di Catanzaro, Cosenza e Crotone, Nicola Fiorita, Franz Caruso e Vincenzo Voce hanno espresso “fortissima preoccupazione” per le sorti dei quasi cinquecento dipendenti della Abramo Customer Care, messi in cassa integrazione a zero ore dall’azienda dal prossimo 1 gennaio in seguito al mancato rinnovo delle commesse da parte di TIM.
“Si tratterebbe – scrivono – di un colpo durissimo, in una regione dove gli indicatori economici e quelli relativi all’occupazione costituiscono già motivo di pericoloso allarme sociale. Il rischio di perdita secca di centinaia di posti di lavoro non può non far temere, poi, ripercussioni sugli assetti complessivi dell’azienda che potrebbero sfociare in una situazione di ben più grave portata”.
Fiorita, Caruso e Voce, nel dare la loro “piena e incondizionata vicinanza ai lavoratori, la cui serenità viene peraltro compromessa in un frangente particolare com’è il periodo natalizio” fanno sapere di avere “contattato presso TIM il responsabile delle risorse umane, dr. Paolo Chiriotti e la responsabile degli Affari istituzionali Sabina Strazzullo, per verificare nell’immediato la possibilità di una proroga del contratto e per chiedere al contempo un incontro urgente alla stessa TIM, da tenersi presso il ministero del Lavoro che ci aspettiamo – scrivono – sia parte attiva nella gestione della crisi”.
Il sindacato Cobas
Come Cobas ABRAMO Montalto Uffugo ci ritroviamo a constatare quello che per anni ci sembrava già scritto e che abbiamo più volte ripetuto: Che questa azienda, dopo aver arricchito i soliti pochi, era destinata al fallimento e che i commissari altro non abbiano fatto che svuotarla senza mettere in campo nulla di significativo per la salvaguardia dei posti di lavoro e soprattutto senza raggiungere l’obiettivo della vendita prefissato, come da relazioni trimestrali fatte dagli stessi commissari, prima entro la fine del 2023 e poi entro Agosto 2024, termine ultimo visto che il loro mandato è stato prorogato fino a tale data. I commissari, che assieme alla dirigenza aziendale hanno sempre preferito non invitarci ai tavoli perché forse avremmo potuto dare fastidio con domande scomode (visto che altri, per fortuna non tutti, hanno quasi sempre fatto da addetti stampa), non sono sicuramente gli unici colpevoli. Oggi ci sono loro. È giusto che si assumano le loro fallimentari responsabilità. Ma i veri artefici di questo ennesimo scempio nella nostra amata Calabria hanno nomi e cognomi ben precisi: la famiglia Abramo in primis e subito dopo TIM. Sono loro che, a causa della loro gestione fallimentare, clientelare e rapace, hanno provocato l’avvio del concordato preventivo, facendoci rimanere senza stipendio e tredicesima, guarda caso, prima di Natale nel 2020. Poi arriviamo all’amministrazione straordinaria e, guada caso di nuovo proprio prima del Natale 2021, facendoci rimanere nuovamente senza stipendio e tredicesima. E ora, come regalo di Natale per questo fantastico 2023, ci sbattono fuori perché Tim non rinnova le commesse consumer in scadenza il 31/12/23. Per quanto riguarda TIM, come Cobas TIM a livello nazionale, lo abbiamo già denunciato a più riprese in tutte le sedi possibili: la vendita di Tim al fondo KKR porterà solo licenziamenti e sfruttamento, a partire dai dipendenti stessi e per finire agli Outsourcer che da sempre gestiscono in appalto il traffico per conto di Tim. TIM deve essere UNICA e PUBBLICA, le attività e i LAVORATORI in outsourcing devono essere internalizzati! Più volte durante i tavoli al Mise, dove per fortuna è stato quasi sempre possibile partecipare e dire la nostra, abbiamo ribadito agli addetti ai lavori che Tim doveva essere presente ai tavoli e prendersi le sue responsabilità. Non è accettabile questo licenziamento di fatto dalla sera alla mattina per quasi 500 lavoratori e lavoratrici! Ciò comporterebbe la chiusura delle sedi di Catanzaro, Cosenza e Palermo. Togliere il lavoro fra 15 giorni e non applicare la clausola sociale è un atto di macelleria sociale degno della più barbara gestione ALITALIA! Questa decisione, a nostro avviso, era stata già pianificata qualche mese fa e ci è stata tenuta nascosta per farci continuare a produrre. Riteniamo dirigenza aziendale, commissari e TIM ugualmente responsabili. Dall’altra anche il Presidente Occhiuto e la Regione Calabria avrebbero potuto e potrebbero ancora far sentire la loro voce e il loro peso. Il presidente fa parte di una forza di maggioranza che governa questo paese e che è dunque direttamente responsabile dell’andamento di vertenze come questa. Bisogna mobilitarsi e inchiodare ognuno alle proprie responsabilità! Naturalmente ci uniamo allo sciopero di oggi e domani. Siamo determinati a mobilitarci insieme a tutti i nostri colleghi e colleghe e alla RSU e invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici a partecipare massicciamente a ogni discussione, sciopero o iniziativa di protesta che verrà messa in campo.
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