Cosenza

Venerdì 22 Novembre 2024

Rende senza il ‘manico’. L’ex sindaco Manna parla di un “mandante politico”

Un «mandante politico» dietro lo scioglimento del Comune di Rende? Marcello Manna, ex sindaco della città, non cita mai Roberto Occhiuto. Ma, ai giornalisti accorsi ieri mattina, il dado politico ed il “nome e cognome che nessuno vuole fare” sembra più che evidente. Tanto più quando, proprio Manna, chiude la conferenza dicendo ad alta voce che «se ci fosse stata ancora Jole Santelli questa cosa a Rende non sarebbe accaduta…». L'ex sindaco, in silenzio da mesi dopo lo scioglimento, ha voluto convocare la stampa per parlare di un presunto «grande imbroglio» ai danni della città. E che, presto o tardi, la storia gli darà ragione. Perché fare una conferenza stampa in questo periodo senza neppure attendere l'esito dei relativi processi giudiziari pendenti? Per annunciare che si appellerà al Presidente della Repubblica affinché intervenga. Parè sia pronto un dossier firmato dalla ex maggioranza governativa e dalla ex giunta comunale schierata in prima fila. «Ad oggi ancora ignoriamo il perché di questo commissariamento, ci è stato più volte negato di poter conoscere i contenuti della commissione d’accesso», il j'accuse. L'avvocato, in verità, ne approfitta anche per dire che non capisce «il silenzio della politica dinanzi a tali accadimenti. Pare esserci un disegno politico preciso dietro a tale accanimento giudiziario, soprattutto se si è come noi consapevoli di aver agito sempre nella massima trasparenza degli atti. Purtroppo la Calabria appare sempre più sottomessa a certe logiche di centri di potere che ancora oggi fanno della nostra regione un territorio involuto, arretrato culturalmente, soggiogata appunto dai poteri forti», ha proseguito Manna che è poi entrato nel nodo della situazione. «C’è una legge che va cambiata e che non deve consentire a chi ha istruito i processi di poter far parte anche della commissione d’accesso: non si può essere controllore e controllato. La terziarietà non esiste? Né riusciamo a spiegarci come nella relazione del prefetto si parli di una astensione da parte del sindaco di Cosenza Franz Caruso che invece afferma di essersi opposto allo scioglimento del comune. Viceversa, sembrerebbe che il presidente della provincia Rosaria Succurro abbia incredibilmente votato a favore nonostante rivesta anche la carica di presidente Anci Calabria, organo che dovrebbe essere espressione di massima tutela di sindaci e amministrazioni. Elementi che ci fanno pensare che non si tratti più di un fatto meramente giudiziario, ma politico». L’avvocato ha poi posto l’accento su quanto accaduto per il ricorso: «si era scelto di comune accordo di rinunciare a un grado di giudizio e fare direttamente ricorso al Capo dello Stato: l’avvocatura sì è opposta richiedendo invece il Tar e allungando dunque i tempi di attesa per una sentenza. Se si pensasse male crederemmo che si cerchi di prendere più tempo. D’altronde appare incredibile che i commissari prefettizi abbiano nominato un avvocato appositamente per opporsi al nostro ricorso, pur non essendo il comune di Rende parte in causa!». “La storia di Cirò Marina, Strongoli, Caccuri, Pizzo, Vibo, Reggio Calabria ci insegna che lo strumento del commissariamento facile é una vera e propria piaga di questa terra. Come è storia di questa regione che in ognuno di questi casi la politica sia stata sia prima che dopo silente, con la mano tremante. Questa amministrazione era libera, non rispondeva a nessuno e forse è stato questo a dare fastidio: il buon governo e il ruolo determinante che Rende aveva acquisto nella intera regione”.

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