Una "fabbrica" di Redditi di cittadinanza. Attiva nel pieno centro di Cosenza e gestita all'interno di un Caf (Centro di assistenza fiscale). Una "fabbrica" scoperta dalla Finanza e il cui titolare è stato arrestato. Al consulente è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip della città bruzia, su richiesta del procuratore capo Mario Spagnuolo. Le accuse sono truffa ai danni dello stato. Novecento sono invece le persone indagate per indebita percezione del sussidio, utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento, abusiva attività finanziaria e riciclaggio.
L'arresto
L'uomo arrestato dalla Finanza si chiama Cristian Sebastian Teglas, è romeno, ha 26 anni ed era collaboratore del Centro di assistenza fiscale di Cosenza. Nell'indagine è indagato pure un imprenditore cinese di 45 anni, Chen Junping, titolare di un esercizio commerciale in via delle Medaglie d'Oro presso il quale i beneficiari illegittimi del reddito erano costretti a compiere spese fittizie con le carte di credito statali. La Procura aveva chiesto la emissione di misure restrittive sia nei confronti di Junping che nei confronti di un altro collaboratore del Caf", il 61enne Maurizio Zicarelli, di 61 anni. Le richieste sono state però rigettate dal gip Manuela Gallo.
L'indagine
Il lavoro investigativo svolto dagli investigatori del colonello Giuseppe Dell'Anna è stato avviato a seguito di intensa attività di analisi di dati economici - corroborata da indagini tecniche, accertamenti documentali e bancari, attività di osservazione e perquisizione - che hanno consentito di ricostruire uno strutturato contesto illecito finalizzato all’indebita percezione di Reddito di Cittadinanza e di altri sussidi.
Le investigazioni hanno permesso alle Fiamme Gialle bruzie di accertare che il Centro di Assistenza Fiscale con modalità massive, acquisiva documenti di identità di persone residenti all’estero, al fine di avviare numerose pratiche relative al RDC (Reddito di Cittadinanza), REM (Reddito di Emergenza) ed assegni familiari. Gli indagati, privi dei requisiti per l’ottenimento dei suddetti benefici, ricevevano il denaro, anche con l’utilizzo di servizi di money transfer, flussando al CAF parte della somma a titolo di corrispettivo per le attività svolte. In particolare, gli investigatori hanno riscontrato come il Centro di Assistenza Fiscale, nell'inoltrare le domande di sussidio, utilizzasse in alcuni casi residenze fittizie, al solo scopo di creare nuclei monofamiliari e con bassi valori di ISEE; ovvero riportasse più soggetti o nuclei familiari presso il medesimo indirizzo di residenza.
In altri casi, si procedeva all'indicazione di false utenze telefoniche, anche intestate a persone diverse dai richiedenti o a soggetti del tutto inesistenti nonché l'indicazione di modelli ISEE fittizi o viziati. Come rilevato dagli inquirenti, diversi documenti venivano reperiti presso l'abitazione, impiegata quale base logistica da uno dei referenti del CAF, direttamente all'estero per la successiva lavorazione delle pratiche in Italia. Ulteriormente, è stato individuato un ufficio postale nell'hinterland cosentino, impiegato per il materiale ritiro di alcune carte del RDC.
Le attività, sviluppate anche con l'ausilio del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza, hanno, inoltre, consentito l'individuazione di diversi soggetti economici insistenti nella Provincia di Cosenza presso i quali avveniva la monetizzazione dei flussi finanziari delle carte illegittimamente ottenute, come riscontrato per una ditta individuale, la quale fungeva da vero e proprio cash point con oltre € 500.000 di operazioni riscontrate. La dimensione della frode accertata dai militari ricomprende oltre 900 soggetti di origine comunitaria ed extracomunitaria, per un volume di importi indebitamente percepiti pari ad oltre € 3.000.000 dal 2019 al 2022. Tra questi, come accertato attraverso rogatoria internazionale, un soggetto di nazionalità rumena, familiare di uno degli indagati, sebbene percepisse il sussidio statale, risultava titolare di azienda agricola operativa in Romania, con un volume d'affari di oltre € 150.000.
La precisazione del Caf Labor
E' stato reso noto che nella provincia di Cosenza l'Autorità g1udiztaia avrebbe iscritto nel registro degli indagati due operatori di un centro di assistenza fiscale responsabili di aver consentito a diversi cittadini, attraverso la falsificazione di documenti, l'indebita percezione del reddito di cittadinanza, per un importo pari a oltre tre milioni di euro. Successivamente sono comparsi articoli su testate locali on line di alcuni quotidiani, nei quali si riporta che i soggetti in esame avrebbero operato all'interno di una sede del CAF Labor. Lo scrivente CAF Labor intende fermamente contestare la veridicità di tali notizie diffidando formalmente le testate destinatarie della presente a procedere, senza alcun indugio, alla rettifica delle stesse. All'esito delle verifiche condotte in merito all'attività svolta dal sig. Cristian Sebastian Teglas, principale indagato, è emerso che lo stesso, nel periodo compreso tra il 2021 e il 2022 ha elaborato 33 domande di reddito di cittadinanza. Tali domande, numericamente coerenti rispetto alla media nazionale (e, anzi, del tutto inferiori alla media) sono state sottoposte a controllo dal CAF LABOR e risultate regolari. Le centinaia domande in relazione alle quali le Autorità hanno ravvisato a carico degli indagati gli estremi del reato di truffa sono state invece trasmesse non già attraverso il canale de['intermediario qualificato quale il CAF ma utilizzando il canale "alternativo", ovvero gli SPID personali dei cittadini; la relativa documentazione è stata inoltre rinvenuta presso il domicilio dell'indagato.
Il CAF Labor non ha mai percepito somme in relazione a dette domande. E' pertanto evidente che il sig. Cristian Sebastian Teglas abbia operato scientemente evadendo ogni forma di controllo che i centri di assistenza fiscale operano sulla propria attività e, pertanto, agendo personalmente, di intesa con coloro che risulterebbero aver indebitamente percepito la misura assistenziale. Si diffida pertanto all'immediata rettifica degli articoli pubblicati on line, dovendo in difetto dare corso ad ogni iniziativa per la tutela dello scrivente.
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