Mazzette da diecimila euro. Stipate in un trolley scuro, una sopra l’altra. Un trolley chiuso nell’armadio dell’unica camera da letto di un anonimo appartamento di piazza Thuri Thurium nella zona dello stadio. Messe insieme fanno 389.000 euro: un capitale. Un “tesoretto” custodito da un insospettabile operaio incensurato, ex cognato del boss fintamente pentito Roberto Porcaro.
Di chi sono tutti quei soldi ritrovati poco prima di Natale? Una domanda alla quale il proprietario dell’abitazione non ha voluto rispondere. E la risposta, forse, potrebbe darla Gianluca Maestri, 46 anni, che starebbe rendendo dichiarazioni ai magistrati della procura distrettuale di Catanzaro, diretta da Vincenzo Capomolla. I pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti potrebbero configurare l’ipotesi del riciclaggio aggravato dal metodo mafioso perchè una somma di denaro in contanti tanto ingente non può certo essere frutto di una vincita al superenalotto o alla lotteria. Un tempo per giustificare la detenzione di somme liquide - l’ha raccontato il superpentito Franco Pino negli anni 90 - i malavitosi s’impossessavano delle giocate vincenti pronti a tirarle fuori nel caso di controlli delle forze dell’ordine. Ora è tutto più complicato: le vincite vengono monitorate e registrate in tutti gli esercizi pubblici e bluffare non è semplice come un tempo.
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