La “Nuova Famiglia” di Carmine Alfieri ha compiuto significativi investimenti immobiliari nell’Alto Tirreno cosentino. Come? A rivelarlo ai giudici dell’Assise di Cosenza nel luglio del 2013 è stato Mario Pepe, ex capo zona della organizzazione camorristica a Pagani e Nocera Inferiore. Pepe, morto per cause naturali qualche anno fa, spiegò come Scalea era divenuta la “capitale delle vacanze” per i mafiosi campani. Il pentito ha narrato di incontri, summit e affari conclusi nella cittadina turistica dai "comparielli" di malavita. Il collaboratore di giustizia parlò pure dei rapporti avuti con il capocosca di Cetraro, Franco Muto, detto il “re del pesce” . L’organizzazione camorristica di Alfieri, stringendo una ferrea alleanza con Lorenzo Nuvoletta, Michele Zaza e Antonio Bardellino aveva spodestato Raffaele Cutolo, uccidendone, uno dopo l’altro, amici e fiancheggiatori. Furono i “compari” di malefatte di Pepe a far fuori, solo per citarne uno, Alfonso Rosanova, braccio destro del “professore”. Fu invece Pasquale Galasso, vice di Alfieri, a organizzare con un’autobomba fatta esplodere a Roma, l’assassinio del numero due della Nco, Vincenzo Casillo inteso come “o nirone”. E proprio Galasso, per un periodo, s’interesso della Calabria cercando di mettere radici nella zona ionica del Cosentino dopo l’uccisione di Mario Mirabile. Fornì alcune armi - tra cui un fucile di precisione - destinate a vendicare la morte del boss. Armi però mai utilizzate.