Cosenza

Giovedì 28 Novembre 2024

Tavola rotonda sulla legalità al Liceo Fermi di Cosenza

Il Palazzo della Provincia di Cosenza ha ospitato, con il patrocinio dell’Ufficio della Presidente Succurro, la “Tavola rotonda sulla legalità”, nell’ambito del progetto di Annamaria Verre “chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”. Nell’elegante “Sala degli specchi” gli studenti e le studentesse del Liceo scientifico “E. Fermi” di Cosenza hanno dialogato con Istituzioni, Magistratura e Avvocatura, alla presenza della Dirigente Scolastica Rosanna Rizzo, delle varie Autorità Istituzionali, del Comitato provinciale per l’UNICEF di Cosenza e di una platea di giovani attenti e partecipi, la quale, a conclusione degli interventi, ha posto riflessioni e domande ai relatori riportando, fra l’altro, vicende di vita reale, familiare e personale. I lavori sono stati salutati dal Sindaco di Cosenza, intervenuto tramite l’assessore Incarnato, dalla Presidente della Provincia di Cosenza rappresentata da Rita Benigno e dalla dirigente scolastica Rosanna Rizzo. Al tavolo la partecipazione di relatori autorevoli quali Marisa Manzini Sostituto Procuratore Generale della Repubblica presso Corte di appello di Catanzaro; Don Giacomo Tuoto delegato dell’Arcivescovo Metropolita Cosenza Bisignano; Roberto Le Pera Presidente Camera Penale di Cosenza “avv. F. Gullo”. In sala, la presenza forte ed emozionante, quale vera rappresentanza della legalità, della “TOGA”. Moderatrice d’eccezione la giovane studentessa del Liceo Scientifico Roberta De Bartolo, la quale ha esordito con le testuali parole “oggi siamo con persone che hanno a cuore il nostro territorio e che lottano per tutti noi”. Un incontro pregnante e ricco di emozioni attraverso la presentazione dell’ultimo libro di Marisa Manzini “donne custodi, donne combattenti. La signoria della ‘ndrangheta su territori e persone”. Suggestivo l’intervento del Procuratore, la quale ha evidenziato il ruolo della donna nella società e, segnatamente, nell’ambito dell’organizzazione criminale, la cui forza si manifesta, proprio, nei legami di sangue. Toccante ed emblematica la storia di Elisabetta Melana, donna vittima del marito, dei figli, della famiglia –oggi protetta dallo Stato-.“Il ruolo della donna” dice il Procuratore Manzini “è estremamente difficile all’interno dell’organizzazione criminale, ma ci sono donne che a un certo punto riescono a dire: basta!”.” Risulta importante”, aggiunge, “ che le donne acquisiscano consapevolezza di cosa significa vivere in quel contesto, affinché riescano dapprima a scalfire e poi a determinare delle fratture all’interno dell’organizzazione, fino a giungere, con il tempo, alla fine stessa della ‘ndrangheta”. Il Procuratore invita i giovani presenti a realizzare quel cambiamento che le precedenti generazioni non sono riuscite a fare. “E’ fondamentale” dice “far riflettere i giovani, parlare di tale tematica all’interno delle scuole, al fine di dar loro consapevolezza e di aiutarli a comprendere quali sono gli strumenti per riconoscere l’organizzazione e sconfiggerla”. Conclude “la mia speranza è che le ragazze della famiglia di ‘ndrangheta, venendo a scuola e ascoltando tale tematica, possano riflettere e cominciare poco alla volta a modificare il loro atteggiamento. Capire che i valori sono altri e non quelli che respirano all’interno della loro famiglia, perché quelli non sono valori, ma disvalori”. Presenza importante quella della Chiesa tramite l’intervento di Don Giacomo Tuoto. Attraverso la sua esperienza ha raccontato alla platea degli studenti episodi di vita reale al fine di prevenire ogni forma di devianza e di evitare di cadere nella rete dell’illegalità. “Il problema non è la legalità”, dice “ma la legittimazione della legalità. Bisogna attivare processi educativi affinché la scuola rimanga sempre un presidio tale per cui una prigione venga chiusa”. Don Giacomo si rivolge ai giovani, attraverso le parole di Don Bosco, “ voi non siete un problema, ma la soluzione dei problemi della società”. Invitando gli stessi a mettersi in gioco con impegno e grande senso di responsabilità. Appassionante e coinvolgente l’intervento di Roberto Le Pera. Il Presidente della Camera penale di Cosenza si appella ai giovani affinché gli stessi assumano la consapevolezza del dovere di fare entrare nella loro vita la cultura della legalità, e di denunciare ogni forma di abuso. Nell’ambito della tematica avente a oggetto “costituzioni e diritti: presunti innocenti e presunti colpevoli”, Le Pera l’Avvocatura ha un preciso obbligo, assegnatale dalla Costituzione, quello di trasfondere nella società i principi fondamentali della persona, tra cui la presunzione di non colpevolezza”. Evidenzia la presenza di un Avvocatura che cammina in linea con le Istituzioni in una comune lotta per l’affermazione della legalità. “L’avvocato”, dice il Presidente della Camera Penale di Cosenza, “non difende il delitto, l’avvocato difende il diritto”. Si rivolge ai giovani con parole forti ed emozionanti spiegando la presenza della toga, quale simbolo di legalità, “gli avvocati hanno il dovere, così come i magistrati, di indossare la toga sapendo che la stessa unisce magistrati e avvocati, senza differenze, consapevoli tutti che la TOGA è il più nobile vessillo delle libertà”. La Camera penale di Cosenza “avv. F. Gullo”, nella persona del suo presidente, ha manifestato sin da subito estremo interesse a tale iniziativa sentendo il dovere di “uscire” dal tribunale per “entrare” nella palestra in cui si forma il senso civico delle persone: la scuola. Il Presidente, a conclusione, in ricordo della giornata di studi sulla legalità, ha fatto omaggio del librettino “La toga di Luigi Gullo”. Giornata di riflessione, così come sottolinea l’ideatore del progetto Annamaria Verre nell’introdurre l’evento “e’ importante che tale tematica sia affrontata all’interno delle scuole. Che si crei questo connubio tra legalità e cultura, poiché la scuola, quale ha una funzione primaria nella formazione della vita di ogni persona. Nella scuola si impara a essere”.

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