Paola, detenuto avrebbe ricevuto in carcere un telefono cellulare: assolto per non aver commesso il fatto
Assolto per non aver commesso il fatto. Così si è pronunciato il Giudice Monocratico del Tribunale di Paola Luca Napolitano al termine del processo che vedeva imputato T.T., 22 anni, all'epoca dei fatti detenuto in espiazione di pena presso la Casa Circondariale di Paola, difeso da Carmine Curatolo ed Emilio Enzo Quintieri del Foro di Paola. La Procura della Repubblica di Paola aveva citato direttamente a giudizio il giovane in quanto avrebbe ricevuto indebitamente all'interno della Casa Circondariale di Paola, un apparecchio telefonico. Fatto accertato il 1 dicembre 2021, all'esito di una perquisizione eseguita dal personale del Reparto di Polizia Penitenziaria in una delle camere detentive poste nella quinta sezione dell'Istituto. La difesa, già dopo la conclusione delle indagini preliminari, con una memoria scritta aveva chiesto al Pubblico Ministero, nonostante le dichiarazioni indizianti rese dal detenuto al personale di Polizia Penitenziaria nella immediatezza dei fatti, di richiedere l'archiviazione del Procedimento Penale poiché non vi erano elementi sufficienti per sostenere proficuamente l'accusa in giudizio posto che il cellulare rinvenuto e posto in sequestro era privo di sim card, cavo di alimentazione e carica batteria e, quindi, inutilizzabile per effettuare telefonate o messaggi. Inoltre nessuno aveva mai visto il detenuto utilizzare il cellulare né furono effettuati accertamenti tecnici per accertare se, effettivamente, tale dispositivo elettronico fosse stato utilizzato per telefonate o messaggi con l'esterno e se fosse comunque realmente funzionante ed idoneo ad effettuare comunicazioni. Tra l'altro, la camera in cui venne rinvenuto e sequestrato il telefonino, era occupata anche da altro detenuto e non solo dalla persona tratta a giudizio. In aula è emerso che sentito a spontanee dichiarazioni il detenuto aveva riferito (alla polizia penitenziaria) di essere il proprietario di tale dispositivo. La difesa, su quest'ultimo aspetto, ha immediatamente proposto opposizione (accolta dal Giudice) poiché il teste non poteva riferire quanto raccontato dal detenuto e che le dichiarazioni indizianti non potevano essere utilizzate ai fini probatori in sede dibattimentale perché assunte in violazione delle norme di garanzia previste dal codice di procedura penale. La pubblica accusa, ritenendo insufficiente quanto emerso dall'istruttoria dibattimentale e non utilizzabili le dichiarazioni dell'imputato, ha chiesto l'assoluzione del predetto perché il fatto non sussiste. La difesa si è associata alla richiesta del Pm. Il Giudice, al termine della camera di consiglio, pronunciava sentenza assolutoria.