Operazione Athena: rimane in carcere Maria Rosaria Maestri indagata nell’inchiesta della Dda di Catanzaro contro i clan Abbruzzese e Forastefano di Cassano. Alla donna viene contestata la presunta partecipazione all’associazione a delinquere dedita al narcotraffico, nella quale sarebbero implicati anche altri cosentini, come lo zio Gianluca Maestri, aspirante collaboratore di giustizia, Gennaro Presta (ex compagno), Roberto Olibano junior e altri soggetti.
Il presunto sodalizio criminale avrebbe operato nell’interesse della famiglia Abbruzzese di Lauropoli, leader, secondo gli investigatori, nel settore del narcotraffico. Dicono tanto in tal senso le indagini dell’inchiesta “Gentlemen”, mentre quelle successive, “Gentlemen 2“, sono tutte ancora da verificare in quanto il procedimento penale si trova in una fase transitoria.
Di recente la Corte di Cassazione si è pronunciata sul reclamo presentato dalla difesa, la quale aveva chiesto di mettere in discussione le motivazioni utilizzate dal Riesame di Catanzaro per mantenere solda la posizione cautelare dell’indagata precedentemente arrestata e portata in carcere su disposizione del gip di Catanzaro. Nel caso di specie, gli ermellini ritengono che il Tdl di Catanzaro abbia reso logico l’apparato motivazionale, fornendo (tra le altre cose) una lettera chiara rispetto al ruolo che avrebbe assunto Maria Rosaria Maestri all’interno del presunto gruppo dedito al traffico di sostanze stupefacenti tra Cassano Ionio e Cosenza.
Per la Cassazione, il contributo associativo assicurato dalla Maestri – ex convivente di Gennaro Presta e nipote di Gianluca Maestri, partecipi anch’essi del sodalizio dedito al narcotraffico nella zona di Cassano – è stato individuato dai giudici del merito cautelare, anzitutto, nella funzione di raccordo ripetutamente svolta dalla ricorrente per assicurare le comunicazioni tra gli associati, anche in occasione di specifici episodi di cessione. In particolare, le intercettazioni telefoniche avevano evidenziato che la Maestri prendeva accordi» con un’altra persona apparentemente relativi alle due donne, ma in realtà riguardanti, rispettivamente, Presta e Maestri da un lato, e Nicola Abbruzzese (“Semiasse”) dall’altro. Il suo sarebbe stata una collaborazione continuativa e consapevole: l’accordo con Gianluca Maestri era infatti nel senso che la nipote avrebbe dovuto avvisarlo del corriere della droga oltre al fatto che lei stessa è stata trovata in possesso di 160 grammi di cocaina.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria
Caricamento commenti
Commenta la notizia