Inviare il Gruppo Operativo Mobile, anche per verificare le condizioni di sicurezza nel carcere di Corigliano Rossano. È una delle ipotesi formulare dal segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante, riguardo alla situazione che si vive da tempo nel penitenziario di contrada Ciminata Greco, dove si è assistito, soprattutto nell’ultimo anno ad una impennata dei casi di aggressione agli agenti della polizia penitenziaria, spesso costretti ad intervenire per le più disparate emergenze, come ad esempio anche salvare i detenuti da episodi di tentato suicidio, ma anche a sostenere turni massacranti per garantire la sicurezza nei reparti. Resta emblematico l’ultimo caso avvenuto solo pochi giorni fa con un agente che è stato aggredito da un detenuto che era in uscita e che si era rifiutato di sottoporsi ad una perquisizione. «Le aggressioni al personale sono molto frequenti e, a volte, anche gravi. Qualche mese fa un agente ha riportato la frattura scomposta di un braccio, per cui si è reso necessario operarlo», spiega Durante. A ciò si aggiunge anche il caso degli agenti intossicati dal fumo intervenuti a sedare una rivolta con detenuti che avevano dato fuoco ai materassi. «E tornado all’ultima aggressione in ordine di tempo, nonostante l’agente sia stato preso a calci e pugni, è rimasto in servizio garantendo il turno che altrimenti sarebbe rimasto scoperto». I numeri ufficiali riguardo alle unità che mancano alla polizia penitenziaria del carcere di Rossano parlano di una carenza di 29 unità, ma la realtà da gestire è ben più complessa. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria