Bisognerebbe dirglielo a certa gente che l’ospedale non è il luogo dei miracoli e i medici non sono santoni onnipotenti capaci di distogliere il dolore con l’imposizione delle mani e la recita d’un mantra dalle formule occulte. Bisognerebbe dirglielo a certi scalmanati che un mal di denti non è mica un cancro che porta alla morte e che a notte fonda – più o meno verso le 3,30 – trovare un dentista non rientra nelle mansioni del personale del pronto soccorso e soprattutto che una banale “odontalgia” va via – nella maggior parte dei casi – con un antidolorifico.
In attesa che qualcuno lo scriva e lo faccia rispettare – che cose se ne scrivono ma poi... – il galateo del paziente ospedaliero, tocca raccontare l’ennesimo (brutto e deprecabile, al di là di ogni astensione di giudizio) episodio di violenza che s’è verificato l’altra notte nel pronto soccorso pediatrico dell’Annunziata. Tutto per un banale mal di denti d’un quindicenne. Il giovane “abbastanza” provato dal dolore è stato accompagnato dal padre e dalla madre nel Dipartimento d’emergenza urgenza dell’Annunziata. Vista l’età del paziente, la “bella famigliola” è stata inviata nell’ambulatorio del pronto soccorso pediatrico (venti metri o poco più di corridoio e qualche gradino più giù , a patto di non voler usare l’ascensore) al piano inferiore del Dea. Fin qui tutto normale: o si presume fosse tutto normale.
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