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Cassano, la mafia agricola sibarita e l’intimidazione al pentito

Il nuovo collaboratore Talarico custode dei segreti riguardanti gli affari delle cosche nel mondo fondiario

Luca Talarico

Il dominio sulla terra. Fertile e produttiva, Simbolo di potere e ricchezza nella Sibaritide. Piantagioni di agrumi e enormi pescheti, incastrati tra due corsi d’acqua, fanno da sfondo all’economia ‘ndranghetistica nella Calabria settentrionale ionica.
Il nuovo collaboratore di giustizia, Luca Talarico, 43 anni, imprenditore agricolo di Spezzano Albanese, è custode di molti segreti. Lo scorso anno è stato condannato a 12 anni di reclusione perchè individuato dal pm antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello, come il “prestanome” della potente cosca guidata da Pasquale Forastefano nel settore fondiario e nella commercializzazione dei prodotti agricoli.
Talarico, dopo la condanna, ha deciso di saltare il fosso, iniziando un percorso collaborativo con la procura distrettuale del capoluogo regionale, diretta da Vincenzo Capomolla. Il quarantatreenne, già dopo l’arresto, nel febbraio di tre anni fa, aveva deciso di rispondere al Gip, al contrario dei coindagati che si avvalsero della facolta di non rispondere.

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