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Scuola, a Cassano e Sibari i genitori temono drastici accorpamenti

Mobilitazione contro il dimensionamento. Chiesti chiarimenti al dirigente dell’Usp

I genitori protestano perché il dimensionamento scolastico ha cancellato la media di Cassano e di Sibari e si rischiano di perdere anche dei posti di lavoro. Dopo che il Tar ha dato ragione al sindaco di Castrovillari anche da Cassano i genitori si dicono pronti ad insorgere contro i tagli alla scuola. Il ricorso presentato dal sindaco di Castrovillari al Tar e accolto da quest’ultimo contro il dimensionamento scolastico nella cittadina amministrata dal sindaco Domenico Lo Polito ha avuto eco fino alla città delle terme dove i genitori della scuola primaria e secondaria dell’istituto comprensivo Lanza-Milani si sono mobilitati per chiedere precise garanzie alla luce di un dimensionamento che cancellerebbe la scuola media di Cassano e quella di Sibari, due storiche scuole medie, per accorparle al Troccoli di Lauropoli. A darne notizia è Antonia Romano, referente del plesso della scuola secondaria di primo grado di Cassano. È comprensibile la preoccupazione delle famiglie per il destino scolastico dei propri figli e delle proprie figlie, visto che in questo periodo si avanzano le richieste di organico di diritto per il personale docente e Ata e visto che la definizione di tale organico sarà probabilmente effettuata sulla base del numero complessivo di alunni e alunne del nuovo unico mega istituto comprensivo e non più, almeno per la scuola secondaria di primo grado, sulla base delle persone iscritte in tre plessi distinti. «Poiché la matematica non è un’opinione – prosegue Romano – il rischio di riduzione di personale di segreteria, collaboratori e collaboratrici nonché docenti è ben evidente agli occhi di genitori che hanno inviato alla dottoressa Loredana Giannicola, dirigente dell’Usp, un documento con la richiesta precisa di far sì che il dimensionamento si limiti a eliminare le due reggenze, mantenendo integri i tre plessi di scuola secondaria di primo grado e preservando il personale scolastico non per una seppur legittima tutela di posti di lavoro, ma per oggettive necessità dettate dall’elevato indice di complessità dei tre istituti comprensivi».

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