Ancora qualche settimana, poi il Palazzetto dello Sport potrebbe riaprire le porte al pubblico ed alle attività sportive per cui è stato progettato e realizzato. Dal 5 dicembre scorso, per la cronaca, la Commissione straordinaria di Rende ha ufficialmente revocato l’affidamento in concessione del palazzetto dello sport in contrada Tocci. I tre commissari hanno costituito un collegio ispettivo che dovrà verificare e approfondire i procedimenti riportati negli atti di scioglimento. Nelle ultime ore si cerca di accelerare per risolvere, soprattutto, le questioni tecniche. Tra tutte, principalmente, quelle relative alla idoneità della struttura e soprattutto all’agibilità del Palazzetto. Ecco perché l’ultimo avviso di appalto aggiudicato, a firma del dirigente di settore, l’architetto Angelo Mancusi, dello scorso 3 aprile, riporta proprio l’Affidamento dell’incarico di «redazione del certificato di idoneità statica nonché dell'Attestato di Prestazione Energetica, ai fini della certificazione di agibilità del Palazzetto dello Sport». La procedura di aggiudicazione prescelta è quella dell’affidamento diretto. Soltanto un professionista ha inteso partecipare e, di conseguenza, ottenere l’incarico. Ma perché si decise di revocare la concessione e chiudere una struttura dopo pochi mesi dall’inaugurazione e dopo anni di attesa per la realizzazione? «L’attività ispettiva è prevista dalla legge nei casi in cui lo scioglimento è disposto anche con riferimento a situazioni di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso, connesse all’aggiudicazione di appalti di opere o di lavori pubblici, la commissione straordinaria procede alle necessarie verifiche», avevano spiegato, nel mese di dicembre, Giuffrè, Correale e Albertini.
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