Un pentito improbabile. E una sfilza di testimoni...inutili. L’ex camorrista ed ex pentito Pietro Pugliese ha fatto il suo ingresso nel processo istruito per far luce sulla morte del calciatore Denis Bergamini, proponendosi come custode di inconfessabili segreti legati al calcioscommesse degli anni 80. Segreti (presunti) nei quali ha inserito il calciatore rossoblù trovato cadavere sull’asfalto della Statale 106 ionica il 18 novembre del 1989. La trama proposta da Pugliese - nel frattempo non più inserito nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia - contempla l’uccisione di Denis Bergamini come conseguenza di una decisione assunta dalla criminalità impegnata, all’epoca, nella gestione delle scommesse illegali sulle partite di calcio. Una gestione che avrebbe dovuto influire costantememnte sui risultati degli incontri. E per non farsi mancare nulla l’ex collaboratore ha tirato in ballo come persone a conoscenza del disdicevole contesto i giornalisti Rai Roberto Scardova e Fanbrizio Feo, e i calciatori Gianfranco Zola Michele Padovano e Ciro Muro. In mezzo ci ha infine infilato Nicola Abbruzzese detenuto fino al 2013 nel carcere di Castrovillari e con il quale Pugliese ha detto di aver avuto contatti. La Corte di assise bruzia (presieduta da Paola Lucente) che sta giudicando per concorso in omicidio l’ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, che si trovava con lui la sera del decesso, dopo la deposizione in aula di Pugliese, ha deciso di chiamare a testimoniare i personaggi citati dall’ex camorrista. L’esito delle audizioni è stato piuttosto scontato: nel senso che nessuna delle persone messe in mezzo dall’ex collaboratore l’ha mai conosciuto. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza