L’isola pedonale è una terra di mezzo, un pezzo di città senza più regole. Un cratere sociale che vomita quotidianamente miasmi, processi declinanti che mettono seriamente a rischio l’immagine rinnovata di Cosenza. Questa è terra che ha saputo aggiornare la sua biografia con connotati che attraggono turisti, che portano benessere e aggiungono valore. Ma il percorso virtuoso è costantemente minacciato. La realtà che emerge è ispirata dalla cattiva coscienza di chi non è più abituato (o non lo è mai stato) al rispetto di leggi e regolamenti. E così per mettere piede sull’isola pedonale servono cuore e fantasia per non permettere alla rabbia di prevalere.
Più di tutti sono arrabbiati i tanti commercianti che per rispettare le regole faticano a tenere aperte le loro attività sul corso. Tutto questo mentre l’altra faccia del settore, quella sommersa, che produce ricchezza nell’illegalità, s’ingrassa. Ed è quella che ha il volto dei “fuorilegge”, degli operatori soprattutto stranieri sconosciuti al fisco che con i loro banchetti occupano intere porzioni dell’isola pedonale. Un esercito di manovali che fattura ricchezza “invisibile”. Denaro esentasse, che finisce, quindi, interamente negli ingranaggi della filiera dell’abusivismo. Qualcuno degli imprenditori in regola, ogni tanto prova a chiamare la polizia. Ma poi la pattuglia va via e la fiera riparte.
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