Che il racket delle estorsioni in Calabria, e in particolare nella Sibaritide, sia una grande piaga è purtroppo cosa nota. A confermarlo, in questi mesi, ci sono stati sia gli attentati subiti da due attività di Marina di Sibari sia i dettagli emersi dalla relazione annuale del commissario straordinario del Ministero dell’Interno per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura per il 2023. Dai dettagli del “Fondo per le vittime di estorsione e usura” la Calabria è la regione in cui sono state deliberate le maggiori somme per le vittime di estorsione pari a circa 3,39 milioni con il fenomeno che resta costante e con gli imprenditori che sono sempre più restii a denunciare. Per fare alcuni esempi di quanto sia impattante il fenomeno basti considerare come dalle carte dell’operazione “Athena” scattata a giugno dello scorso anno è emerso che le cosche operanti nel cassanese ed egemoni nella Sibaritide e nell’Alto e Basso Ionio, erano interessate a tenere “sotto controllo” alcuni villaggi turistici. Non riuscendoci avevano incendiato una lavanderia e una sala ristorante dove dopo poche ore avrebbe dovuto celebrarsi un matrimonio. Sempre a scopo intimidatorio, alcune aziende all’opera nella costruzione del terzo megalotto della Ss 106 Sibari-Roseto sono state vittime di incendi.