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Cellulari in carcere a Cosenza, numerose telefonate nel mirino dei pm

Il carcere di Cosenza

Sono numerose le telefonate finite nel mirino della Procura di Cosenza che sarebbero state fatte e ricevute dai detenuti del penitenziario «Sergio Cosmai». Gli investigatori hanno notificato 50 avvisi di garanzia di cui 49 a detenuti nel carcere e a un loro familiare. Secondo l’accusa - l’indagine è stata affidata al pm Domenico Frascino -, i carcerati dall’ottobre del 2022 al settembre 2023 hanno utilizzato i cellulari con Sim attive per comunicare con l’esterno. Le indagini hanno consentito di accertare che i detenuti sono riusciti ad avere i cellulari anche grazie alla complicità dei familiari con i quali avrebbero intrattenuto diverse telefonate. Le comunicazioni con l’esterno sarebbero avvenute proprio in concomitanza con operazioni antimafia e blitz come «Reset», che il primo settembre del 2023 ha inferto un duro colpo ai clan confederati del Cosentino.

Tra gli indagati nell’inchiesta sull'uso dei cellulari ci sono anche Ottavio Marincola, considerato appartenente al clan di Cirò; Mario Pranno, ritenuto uno dei boss di Cosenza fra gli anni 80 e 90; ma anche Nicola Campolongo, padre del piccolo Cocò ucciso brutalmente assieme al nonno e tanti altri ritenuti appartenenti alle cosche calabresi. L’attività investigativa ha preso il via dopo che la Polizia penitenziaria ha rinvenuto un piccolo cellulare nella disponibilità di un detenuto nel carcere «Cosmai». Da quel momento sono state avviate le indagini che si sono avvalse anche del supporto di innovative tecnologie informatiche per intercettare le comunicazioni.

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