Il sacerdote Anthonidoss Duraiswamy, 54 anni, è imputato davanti al gup bruzio per una presunta violenza sessuale denunciata da una donna ucraina giunta in Italia a seguito della guerra che insanguina il Paese dell’Est europeo. Sul religioso, impegnato a Belsito e Malvito, pende una richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura cittadina. Il prete si protesta innocente e tale dovrà essere considerato sino alla conclusione della vicenda giudiziaria con sentenza passata in giudicato. La parte offesa (così indicata negli atti) si è costituita parte civile e in giudizio si sono pure costituiti il Centro contro la violenza “Roberta Lanzino” di Cosenza e l’associazione “Donne in cammino” di Paterno. Gli avvocati Francesco Cribari e Pierfarncesco Fazzolari, difensori del sacerdote, ci hanno inviato una nota che pubblichiamo.
«Desideriamo fornire» scrivono i penalisti « le seguenti precisazioni.
Premessa la pregnante rilevanza della notizia, di certo interesse pubblico, appare doveroso evidenziare che l'articolo, ad avviso di chi scrive, si sarebbe dovuto limitare a riportare il mero dato di cronaca, ovvero la pendenza del giudizio nella fase dell’udienza preliminare, ove è contestata all'imputato una determinata ipotesi accusatoria. Al contrario rileviamo, con non poco stupore, che nel pezzo in oggetto, non solo viene divulgato il contenuto di atti di indagine (rispetto al quale sarebbe opportuno conoscere la fonte di provenienza), in manifesta violazione del divieto imposto dall'art. 114 co. 2 c.p.p., ma, soprattutto, di quegli stessi atti di indagine viene fornita un’interpretazione prettamente soggettiva, unilateralmente protesa verso un'ipotesi d'accusa che, è bene ricordare, è ancora tutta da verificare. Senza presunzione alcuna, ci consenta di osservare che l'esperienza quotidiana ci suggerisce, con sufficiente certezza, da quale parte provengano le suddette informazioni ed annesse considerazioni.
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