Cosenza

Lunedì 25 Novembre 2024

Camorra, maxi confisca da 100 milioni: allo Stato anche immobili e terreni della provincia di Cosenza

Un ingente patrimonio di società operanti nei settori dell’edilizia e immobiliare, per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro, è stato confiscato dai finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, unitamente al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e con il supporto dei militari in forza ai comandi provinciali di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza: la confisca è conseguenza di un provvedimento emesso dalla Corte d’Appello di Napoli. I beni sottoposti a vincolo sono risultati nella disponibilità di due imprenditori di origine campana, condannati in via definita, a vario titolo, per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo camorristico e trasferimento fraudolento di valori anche aggravato dal metodo mafioso. Antimo Morlando e Emanuele Di Spirito, condannati in via definita, sono ritenuti vicini ai clan Puca e Perfetto. Il provvedimento di confisca eseguito da militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, rappresenta l’epilogo di indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, originate dal monitoraggio di investimenti immobiliari «sospetti» effettuati in Emilia-Romagna, in località delle province di Bologna e Ravenna, da soggetti apparentemente privi di qualsiasi capacità reddituale. In particolare, le indagini avrebbero consentito di documentare un complesso di società - formalmente intestate a soggetti compiacenti, ma di fatto «gestite» dai due imprenditori campani, già ristretti nelle case circondariali di Santa Maria Capua Vetere e Secondigliano, impiegate per operazioni speculative immobiliari al fine, tra l’altro, di agevolare gli investimenti di alcuni clan e il reimpiego di provviste illecite, in maniera da consentire alle stesse organizzazioni criminali di trarre ingenti guadagni. La sinergia operativa instauratasi tra impresari e sodalizi criminali avrebbe consentito ai primi di rafforzare il proprio dominio economico e ai secondi di conseguire cospicue risorse da distribuire all’interno dei clan. Questi ultimi, agendo all’ombra di imprese apparentemente pulite, reinvestivano nel circuito legale i proventi delle attività immobiliari. L’attività complessivamente svolta ha permesso di assicurare allo Stato 161 beni immobili, tra fabbricati e terreni siti nelle province di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza; 25 autoveicoli, 7 rapporti bancari attivi e 16 quote di partecipazione societarie, per un valore di 100 milioni di euro.

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