È molto arrabbiato Fabio Coscarella, presidente del Rende Calcio. Ha deciso di convocare la stampa, ieri mattina, per chiedere intanto un incontro con i tre commissari prefettizi e poi con il prefetto di Cosenza. Al patron del Rende Calcio non va per nulla giù la revoca della concessione dello stadio Lorenzon. Ritiene il provvedimento della triade commissariale «illegittimo», così come la sentenza del Tar che ha respinge il suo ricorso. I giudici richiamano la relazione prefettizia dove Coscarella risulta “erroneamente imputato nell’inchiesta Coffee Break”, ha voluto dire, con carte alla mano e supportato dai suoi due legali, Francesco Calvelli e Luigi Lombardi.
La triade ha applicato la 145 come se lui, il presidente, «oggi fossi implicato in questo procedimento, che tuttavia è già concluso da dodici anni. La questione è stranissima perché negli ultimi otto mesi c’è stato un fitto scambio di pec con la triade», aggiunge. Coscarella si sofferma su una data, in particolare. È quella del 2 aprile scorso: «Mi viene chiesto di volturare un’utenza energia elettrica, addebitabile anche alla Rende Servizi, nonostante sia assente un Pod che ne attesti lo storico dei consumi». Cosa fare dunque? «In base ai recenti pronunciamenti del Tar - spiega ancora - ho chiesto un incontro urgente al Prefetto perché lo Stato mi deve tutelare dinanzi ad una simile ingiustizia. Deve tutelare anche i 200 bambini che stanno andando nelle altre strutture del territorio per poter praticare sport. Il patrimonio del Rende Calcio è depauperato – conclude Fabio Coscarella - così come quello emotivo. Ma è giusto che si conosca la portata dell’accanimento verso il club e l’esistenza di documenti non veritieri. È sacrosanto, inoltre, che i miei figli sappiano che loro padre non è mafioso», il suo intervento.
Il Lorenzon era stato concesso alla società del Rende dall’allora amministrazione Manna. In realtà l’affidamento è precedente ed era stato confermato nel 2014 anche dal commissario prefettizio, Maurizio Valiante, subentrato dopo le dimissioni dell’allora sindaco Vittorio Cavalcanti. L’amministrazione Manna decise di prolungarla per un periodo di nove anni, prorogabili di altri nove. Secondo i commissari quell’atto presentava più di un’ombra e l’ordinanza del 5 giugno scorso del Tar gli ha dato ragione.
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