Multe salate. Notificate a centinaia di automobilisti negli ultimi 12 mesi: soldi, soldi, soldi... destinati a incrementare le casse dei Comuni che hanno posto sui loro territori i rilevatori di velocità. La procura di Cosenza ha scoperto però che gli strumenti di rilevazione piazzati sulla Superstrada 107, sulla Statale 106 ionica e sulla Provinciale 234 non erano stati “omologati”. E sono partiti i sequestri, estesi poi a numerosi centri della Penisola compresi tra Veneto, Emilia, Sicilia, Puglia, Lombardia, Piemonte, Basilicata, dove lo stesso tipo di rilevatore era stato contestuialmente collocato. L’iniziativa della magistratura inquirente bruzia, diretta da Antonio D’Alessio, ha ingenerato legittime aspettative nei “multati” speranzosi di poter ottenere “giustizia” davanti ai giudici di pace. Una violazione (presunta) contestata sulla base dei dati forniti da uno strumento illegittimo dovrebbe essere - secondo un recente orientamento della Corte di Cassazione civile - totalmente annullato. Il Codacons intanto si prepara alla guerra. ««Il sequestro degli autovelox in tutta Italia ordinato porterà inevitabilmente ad una raffica di ricorsi da parte di chi ha ricevuto sanzioni ed è ancora nei termini per impugnare le multe, col rischio di condanna dei comuni al rimborso delle spese legali. - spiega il presidente Carlo Rienzi - Ma anche chi ha già pagato le contravvenzioni elevate tramite tali apparecchi, pur non potendo impugnare le sanzioni, può attivarsi per tutelare i propri diritti e, una volta concluse le indagini, agire per il risarcimento dei danni subiti. I costi per le casse degli enti locali, tra rimborsi agli automobilisti e mancate sanzioni legate allo spegnimento degli autovelox, potrebbero quindi essere ingenti, e ricadrebbero sulla collettività».