Gli occhi sbarrati e i polmoni pieni d’acqua. Il corpo di Denise era incagliato sotto un tronco e continuava a sbattere contro un masso a meno di due metri di profondità. La tragedia del fiume Lao approderà in un’aula di giustizia. Il procuratore capo di Castrovillari, Alessandro D’Alessio e il pm Simona Manera, hanno chiesto il rinvio a giudizio di Giuseppe Cosenza, presidente del consiglio direttivo della “Asd Canoa Club Lao-Pollino” e di Giampiero Bellavita, guida del gommone su cui aveva preso posto Denise Galatà, 19 anni, di Rizziconi, studentessa dell’istituto “Rechichi” di Polistena impegnata in una escursione con le compagne di scuola, la dirigente scolastica e alcuni docenti. La diciannovenne è morta annegata il 30 maggio dello scorso anno mentre partecipava a una discesa di rafting tra le rapide del corso d’acqua che dal Pollino ridiscende per le suggestive gole tanto care agli appassionati di questa rischiosa disciplina sportiva. Gli atti d’inchiesta sono contenuti in un voluminoso fascicolo che i magistrati inquirenti hanno depositato nella cancelleria del gip di Castrovillari, Lelio Festa. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo tre ottobre. Le ipotesi di reato della Procura riguardanti condotte omissive e commissive, si basano sui risultati delle perizie eseguite dall’ingegnere Giuseppe Viggiani e dall’informatico Antonello Elia. Cosenza è difeso dall’avvocato Assunta Gioia, mentre Bellavita dall’avvocato Riccardo Rosa. Richiesta di archiviazione sarebbe stata invece avanzata nei confronti degli altri otto originari indagati. La famiglia della giovane vittima è assistita dall’avvocato Carmela Macrì del foro di Palmi. Ma andiamo alle contestazioni d’accusa. A Giuseppe Cosenza viene rimproverato di non aver rispettato l’ordinanza emessa dal sindaco di Laino Borgo con cui veniva vietato a tutti i cittadini di introdursi nel fiume Lao per attività sportive-fluviali e di rafting. Non rispettando l’ordinanza sindacale e consentendo la discesa tra le rapidwe del corso d’acqua l’imputato avrebbe contribuito a cagionare la morte della studentessa. A Bellavita, invece, viene contestato di non avere la qualifica federale idonea - come guida - per navigare lungo il Lao. L’uomo avrebbe, pur non avendone i titoli, accompagnato nel percorso di rafting l’equipaggio di cui faceva parte Denise Galatà mostrando nell’occasione colpose condotte. A causa dei frequenti incagliamenti del gommone registrati quella mattina e le numerose cadute in acqua (anche della vittima) non avrebbe infatti interrotto la navigazione , decidendo, al contrario, di affrontare il tratto critico del Lao. Tratto nel quale si è verificato l’incidente culminato nella caduta in acqua della diciannovenne poi morta annegata. Gli imputati si protestano innocenti e tali dovranno essere considerati sino alla definjzione della vicenda giudiziaria con sentenza passata in giudicato. I familiari di Denise Galatà si costituiranno in giudizio parte civile.