Sarà estradato in Italia il trafficante dalla doppia identità in combutta con i narcos cosentini e della Sibaritide
L’uomo dalla doppia identità. Albanese per gli investigatori del centro-italia e greco per i loro colleghi calabresi. La storia è quella di un ex evaso con una vita da romanzo. Ora che la lunga fuga è finita, però, il ricercato dai due nomi dovrà fare i conti con la giustizia del nostro Paese. Sta infatti per essere spedito in Italia dal Belgio dove era stato catturato nel maggio scorso, Ilir Pere, 48 anni. L’ex “primula” internazionale è nato a Grahmas in Albania ma, per anni, ha assunto l’identità d’un uomo del Peloponneso, Nikolaos Liarakos. E con le generalità elleniche si sarebbe inserito - secondo la magistratura antimafia di Catanzaro - nel circuito del narcotraffico e della vendita di armi. Nel Cosentino Pere-Liarakos vanta solide e radicate amicizie sia nella Sibaritide che nel capoluogo bruzio. Gli investigatori italiani l’hanno rintracciato a Liegi in Belgio grazie a ricerche sviluppate in tutto il Vecchio continente. Ilir Pere deve scontare una condanna definitiva a 28 anni di reclusione e risulta indagato nell’inchiesta della Dda catanzarese denominata “Gentleman2” che ricostruisce un presunto narcotraffico messo in piedi tra il Cassanese e la Germania. Un traffico di cui i pubblici ministeri sarebbero venuti a capo anche grazie alla decriptazione dei messaggi mandati con i criptotelefonini della piattaforna “Sky-Ecc. Una piattaforma che lo schipetaro, spacciatosi a lungo per un greco, usava per comunicare con i “compari” sibariti. Ai magistrati italiani, Vincenzo Capomolla, Giancarlo Novelli e Stefania Paparazzo, l’ex “primula” internazionale ha confessato di aver lungamente usato i criptotelefoni negando, però, d’aver svolto un ruolo significativo nel mondo della commercializzazione degli stupefacenti. La storia criminale di Ilir Pere è assolutamente originale perchè il 27 ottobre del 2016, l’ex latitante riuscì ad evadere dal penitenziario di Rebibbia dove si trovava recluso, beffando la polizia penitenziaria e i sistemi interni di videosorveglianza. I retroscena di quella clamorosa fuga non sono mai stati chiariti fino in fondo e l’ex evaso pare non abbia alcuna intenzione di svelarli. Con lui, in quel giorno di autunno, presero il largo altri due detenuti suoi connazionali. Da allora e per sette anni l’albanese è rimasto “uccel di bosco” nascondendosi in tre diverse città germaniche: Offenbach, Francoforte e Grundau.