Cosenza

Giovedì 21 Novembre 2024

Progetto Gap, l’appello di prof e genitori: a Cosenza i ragazzi hanno bisogno di aiuto

«Nonostante sia vietato dalla legge, i ragazzi utilizzano i giochi online per tentare la fortuna». Gli esperti non si stancano di denunciare un problema in continua crescita, trascinata anzitutto dalle scommesse, online come cartacee. Lo confermano i docenti delle scuole superiori, dell’area urbana come del resto della provincia, che non a caso accolgono volentieri gli incontri di sensibilizzazione con operatori del settore e vittime. Va in questa direzione l’iniziativa organizzata nell’ambito del progetto “La salute non è un gioco” che coinvolge ormai da anni quattro comunità terapeutiche impegnate con la droga, ma ora costrette a riconvertirsi per fronteggiare anche le nuove dipendenze. Con loro il Servizio Dipendenze dell’Azienda sanitaria provinciale. In autunno sarà rilanciato proprio l’iter del progetto Gap che prevede interventi di prevenzione nelle scuole medie e superiori. Sinora raggiunti cinquanta istituti e oltre 5mila studenti, alcune centinaia di insegnanti e genitori. Ancora, sono attivi nelle quattro comunità terapeutiche coinvolte (”Regina Pacis”, “Il Delfino”, “Il Mandorlo” e “L’Ulivo”) servizi ambulatoriali per l’assistenza, cura e riabilitazione per persone dipendenti da ludopatia, con il coinvolgimento delle loro famiglie. Le comunità il SerD di Cosenza seguono centinaia di persone trattate al pari delle vittime delle altre dipendenze, perché i sintomi come le conseguenze e tutto il resto non sono molto diversi. Purtroppo! L’altissimo numero di minorenni che accedono all’azzardo è confermato dall’Istituto Superiore di Sanità: secondo un recente studio, circa 673mila adolescenti hanno dichiarato di aver giocato almeno una volta. Il fenomeno è più presente al Sud, dove esistono pochissime realtà che si occupano di prevenzione della ludopatia e presa in carico dei giocatori. Il dato più allarmante di tutti: il 40% dei giocatori problematici dichiara di aver iniziato ad accedere all’azzardo tra i 9 e i 12 anni. E, sempre tra i problematici, il 34% dichiara di aver scelto di giocare influenzato dalla pubblicità vista o sentita. «È dunque necessario agire su informazione e formazione», sottolineano gli esperti, mentre i docenti chiedono aiuto vedendoli ogni giorno i loro alunni parlare insistentemente di “bollette” e combinazioni. Guarda caso, quasi sempre, con vincite sfumare per un pelo. In allarme e bisognosi di aiuto sono pure le famiglie. Attenti ai giovani «Sono nati e cresciuti in una società che “normalizza” l’azzardo, e ne è economicamente e socialmente dipendente», spiegano gli esperti della piattaforma l’ultimapuntata.it realizzata nell’ambito del progetto “A Carte scoperte” sostenuto dalla Fondazione con il Sud e con ente capofila il Centro calabrese di solidarietà. «Le nuove generazioni vivono in simbiosi con i loro smartphone, porte d’accesso per il gioco online che è a tutti gli effetti la nuova frontiera dell’azzardo».

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