In Sila c’è un enigma che resiste a a 19 anni di inutili ricerche. Pino Loria è uscito di casa nel pomeriggio del 3 settembre del 2005 e non è più tornato. Aveva 26 anni, lavorava, e salvo un esiguo precedente nel labirinto mondo degli stupefacenti. Le speranze che possa essere ancora vivo sono davvero sfumate da alcuni anni, ossia da quando Francesco Oliverio, un collaboratore di giustizia di Belvedere Spinello nel settembre 2017 nel corso dell’indagine “Six Towns” ebbe a raccontare che tra le vittime delle cosche silane c’era pure il giovane Loria. Ucciso in un luogo isolato della Sila e lasciato in un burrone. Lo hanno cercato dappertutto. Con le unità cinofile, con i sommozzatori nei laghi della Sila, con gli elicotteri, con un veggente americano, con i confidenti dei carabinieri. Ma su quel ragazzo era calato il silenzio. E la scomparsa di Loria era diventata un altro caso a carico di ignoti finito in archivio. Immacolata Guzzo cerca la verità su suo figlio: salvo un esiguo precedente nel labirinto mondo degli stupefacenti, è stato un giovane regolare e dedito al lavoro. Il giallo della sua misteriosa sparizione è cominciato quel giorno, l’operaio venne accompagnato da un conoscente dalle parti d’un hotel silano. Le sue ultime tracce si persero a un incrocio di San Giovanni in Fiore, la sua città. Fu visto aspettare l’arrivo di qualcuno tra viale della Repubblica e via Gran Sasso. Il ragazzo fece intendere d’avere un appuntamento. Da quel momento, più nulla. Solo una donna, una donna che da diciannove anni piange e soffre per quel ragazzo misteriosamente sparito, continua a battersi per la verità e a rivendicare i resti mortali di quel figlio. Quella donna è Immacolata Guzzo, una madre sola che continua a pregare e a lanciare appelli. Le ha tentate tutte per capire e trovare il suo Pino: giornali, televisioni, magistrati, politici, viaggi, incontri, locandine qua e là, ma certezze reali non ne sono mai arrivate.