Il figlio del capobastone. Luigi Muto, 62 anni, indicato come il delfino e l’erede di Franco Muto, inteso come il “re del pesce”, è stato condannato con sentenza definitiva a 14 anni e 8 mesi di reclusione. La procura generale di Catanzaro, per il tramite del sostituto Luigi Maffia, gli ha fatto notificare nel carcere de L’Aquila l’ordine di carcerazione emesso per effetto della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione il 29 agosto scorso. Muto, difeso dagli avvocati Rossana Cribari e Salvatore Staiano, è stato giudicato nel maxiprocesso nato dall’operazione antimafia “Frontiera”. Il sessantaduenne viene indicato dalla procura distrettuale di Catanzaro, diretta da Vincenzo Capomolla, come l’esponente di riferimento della cosca di cui il padre è stato per molti anni a capo. Una cosca atttiva lungo l’Alto Tirreno cosentino, con legami con molte famiglie mafiose della nostra regione. Luigi Muto ha sempre respinto l’accusa di essere il “referente” del clan protestandosi innocente in tutti i gradi di giudizio. In conseguenza dell’ultima condanna incassata potrà lasciare la detenzione carceraria il 18 marzo del 2031. A parere della magistratura catanzarese, infatti, essendo in carcere dal 19 luglio del 2016 ha in parte espiato la pena comminatagli. Il padre, Franco, è stato condannato nel medesimo processo a 20 anni di carcere e sta scontando la pena - oggi ha 84 anni - in regime di detenzione domiciliare per «motivi di salute».