In atto sono stati «sospesi». Torneranno, fra un paio di settimane, «a completare le giornate lavorative che – hanno detto – auspicano possano arrivare almeno a 102. Quindi, con l’inserimento di dicembre, relativo al 2023, avremo diritto alla disoccupazione, che riscuoteremo in primavera inoltrata e s’aggira sui 2mila euro. Insomma, un passaggio con Calabria Verde davvero difficile». E c’era amarezza ieri a sentire un manipolo di operai, ex “Giubbe Rosse”, che dopo anni e diverse peripezie fatte di proteste, promesse, attese, adesso pensavano di avere raggiunto “stabilità” in termini lavorativi e salariali. Con questi ultimi identici ai precedenti, 11mila e rotti euro. Intravedono nuvole e dovranno affrontare il lungo inverno silano, ormai alle porte, con sacrificio, soprattutto chi è monoreddito la cui famiglia vive solo col salario di ex “Giubba Rossa”. «Anzi prima c’erano meno spese, lavorando in loco; adesso che siamo utilizzati qua e là è vero che ci liquidano le dovute spettanze, ma la somma non cambia». Il dato positivo del transito, però, è inequivocabile. Con “Calabria Verde” si è dipendenti regionali a tutti gli effetti e sono garantiti i contributi previdenziali e assistenziali; dato che, però, il Comune, che ne usufruisce l’utilizzo, non poteva e non può (ai pochi rimasti) assicurare.