La “Festa del ritorno.” L’Università della Calabria sta lentamente realizzando l’antico sogno di tanti intellettuali e politici meridionali che hanno sempre sperato di veder tornare nella loro terra i “cervelli” emigrati altrove.
Il rettore Nicola Leone, fermamente impegnato in una battaglia accademico-culturale, sta in parte favorendo il rientro nella nostra regione di personalità della ricerca e della scienza. Docenti e studiosi calabresi da decenni in servizio in altre sedi, hanno infatti deciso di accogliere il suo invito e di venire a insegnare nell’ateneo di Arcavacata. L’ultimo, in ordine di tempo, è il professore Maurizio Guido professore ordinario e primario di ginecologia e ostetricia dell’ospedale “San Salvatore” de L’Aquila. Prenderà servizio il primo ottobre prossimo rientrando così definitivamente (si spera) nella sua città di origine: Cosenza.
Insegnerà ginecologia nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia TD (Tecnologie Digitali). Prima del professore Guido era stata Franca Melfi, originaria di Oriolo (Cosenza) a lasciare l’università di Pisa per rientrare in Calabria e fare la docente all’Unical. La professoressa Melfi è presidente della Società europea di chirurgia cardiotoracica e terrà una lectio magistralis lunedì mattina in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico del Campus. Prima di Guido e Melfi, che entreranno a far parte con ruoli apicali dello staff medico dell’ospedale bruzio dell’Annunziata avevano intrapreso la strada del “ritorno” altri eminenti studiosi calabresi. Il professore Carlo Capalbo, originario di Acri, oncologo prima impegnato a Roma, ora chiamato a insegnare all’Unical ed a dirigere l’unità operativa di Oncologia in ospedale; Michele Provenzano, paolano di nascita, ricercatore di Nefrologia all’università di Bologna e impegnato nel presidio ospedaliero “Sant’Orsola” nel capoluogo felsineo ora in servizio ad Arcavacata. E, ancora, Bruno Nardo, chirurgo e docente a Bologna rientrato per insegnare nel Campus cosentino e impegnato nella direzione del ramo chirurgico del nosocomio bruzio; con lui il ricercatore Francesco Pata.
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