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Cosenza, la città unica rompe rendite politiche

Enzo Paolini storico esponente socialista, “manciniano” di ferro, ex consigliere comunale interviene nel dibattito a gamba tesa. «Il futuro dell’area urbana passa dalla fusione con Rende e Castrolibero»

Enzo Paolini

Enzo Paolini, più volte consigliere comunale e candidato a sindaco, esponente storico del mondo socialista cittadino e sostenitore della storica sindacatura di Giacomo Mancini, è da sempre sostenitore della città unica. Avvocato, uomo di sinistra, esponente della cultura regionale, ha rilanciato il prestigioso “Premio Sila”. Abbiamo chiesto a Paolini d’intervenire nel dibattito sulla prevista fusione, ponendogli alcune domande.

Avvocato che idea s’è fatto della Città unica?

«La percezione che si ha, vivendo l'area urbana nelle sue articolazioni territoriali e amministrative, è che al cittadino interessano i possibili cambiamenti migliorativi nell'amministrazione delle tre comunità. Al cittadino pagare i tributi a Cosenza a Rende o a Castrolibero è del tutto indifferente o di marginale rilevanza mentre la sua aspettativa è che migliori la qualità dei servizi. Va da sè che, parlando dei servizi erogati dai tre comuni, l'unificazione in un unico soggetto gestionale consente quelle economie di scala che abbattono i costi e cioè una sola municipalizzata dei trasporti, una sola affidataria per la gestione dei rifiuti e così per le mense scolastiche, gli asili nido, il verde cittadino, il tempo libero, la programmazione degli eventi eccetera».
Vi sono forti resistenze alla fusione: fermeranno il processo di cambiamento?
«Al di là delle autosuggestioni e delle pulsioni tardo campanilistiche la realtà ci dice che alla città unica Cosenza porta la sua storia e le sue funzioni di centro direzionale, Rende contribuisce con la sua modernità, il suo assetto urbanistico equilibrato e ricco di verde i suoi alberghi e la ristorazione e, non certo ultima l'aria industriale. Castrolibero per sua scelta contribuisce solo con i flussi dei suoi residenti che vivono la loro giornata a Cosenza e a Rende».

C’è molta gente contraria, però, alla nascita del nuovo Ente?

«Nel merito nessuno è contrario alla città unica ma viene subordinata ad una serie di passaggi procedurali che renderebbero più complicata e con tempi molto più lunghi la fusione dei tre comuni. Si lamenta che, così come è stata formulata la legge regionale, ai consigli comunali è stato negato il diritto di pronunciarsi come massimo organo rappresentativo della comunità amministrata. Una sorta di espropriazione. E questa osservazione ha un suo fondamento, ma nel caso specifico il consiglio comunale non rappresenta la volontà della comunità amministrata bensì dell'organo politico-amministrativo che programma e decide le sorti della città».

Che ne pensa del referendum?

«In verità è il referendum il meccanismo democratico che da la parola ai cittadini nel rispetto di quella sovranità popolare da tutti evocata. Si obietta che l'esito del referendum non è vincolante, trattandosi di referendum consultivo, ma viene difficile pensare che in caso di esito negativo la regione prosegua ugualmente nella fusione dei tre comuni».

La fusione cambierà l’assetto politico della città coinvolte?

«L’aspetto che non viene approfondito, nella proiezione della città unica, riguarda proprio gli equilibri politici esistenti oggi nei tre comuni e come gli stessi potrebbero variare una volta realizzata la città unica. E qui vengono fuori le rendite elettorali di cui godono i partiti e gli eletti nei consigli comunali. Intorno a questo cardine ruota tutta la discussione sulla città unica. Le rendite elettorali costruite negli anni consentono ai partiti di programmare carriere e potere ed è comprensibile che oggi siano tutti fermamente schierati a difendere le proprie rendite elettorali, di partito, di gruppo o di singole persone, ovvero i notabili di ieri e di oggi. Peraltro, pur volendo concedere una qualche attendibilità al teorema secondo il quale il centrodestra punterebbe a mettere politicamente e amministrativamente le mani sull'intera area urbana, non si comprende su quali presupposti politici ed elettorali tale teorema sia fondato soprattutto se si considera che al momento né a Cosenza né a Castrolibero né a Rende il centrodestra ha la guida delle amministrazioni. A voler essere seri e concreti, si dovrebbe dare inizio, in vista del referendum, a una campagna di informazione e di ascolto, la più larga possibile magari utilizzando tutte le opportunità tecnico-mediatiche sulle quali oggi l'informazione può fare affidamento».

Cosa pensa della costruzione del nuovo ospedale?

«Parallelamente alla costituzione della città unica, procede la discussione sul sito ove costruire il nuovo ospedale di cui Cosenza ha urgente bisogno ma, forse, è meglio dire l'intera provincia. E anche per l'ospedale pulsioni residue di subculture campanilistiche spingono nella direzione opposta a quello che sembra essere l'orientamento prevalente e meditato di realizzarlo nel campus universitario. Ogni riserva circa la localizzazione è stata sciolta direttamente dal presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università della Calabria. Al riguardo richiesto esplicitamente dal rettore Nicola Leone di una informativa sulle procedure e sullo stato dell'arte, il presidente Occhiuto ha affermato che il nuovo ospedale verrà realizzato nel campus universitario, che l'Inail ha confermato il finanziamento dell'opera, che il progetto di fattibilità verrà consegnato nei prossimi mesi e che entro il 2025 inizieranno i lavori. Può darsi che nel cronoprogramma del presidente Occhiuto ci sia un eccesso di ottimismo ma è stato proprio lui ha rivendicare il merito di aver accorciato di due anni la tempistica di realizzazione del nuovo ospedale.

Si sta dunque disegnando un nuovo futuro per l’area urbana: è un processo positivo?

«Città unica e nuovo ospedale con le loro implicazioni segnano un notevole salto di qualità nell'organizzazione dei servizi al territorio e bisogna dare atto all'Unical di aver dato molto in questa direzione. Come sempre accade quando si profilano cambiamenti importanti, c'è chi difende il presente in una logica di conservazione e c'è chi punta sul futuro per migliorare la qualità della vita delle nostre comunità ed è in questi passaggi che èlites politiche, èlites amministrative e istituzioni connesse dimostrano ed esprimono la capacità di essere all’altezza del loro ruolo».

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