Cosenza continua a rimanere misteriosamente una città con i rubinetti a secco. Un paradosso se si guarda bene alla sua posizione geografica, ai tanti fiumi che l’attraversano, alle montagne della Sila che pompano acqua dai mille pori che si schiudono tra i costoni di roccia. Eppure, negli ultimi giorni i cosentini sono tornati a fare i conti con l’ennesimo black-out idrico, preannunciato dalla solita “velina” di Palazzo dei Bruzi. Poche righe per comunicare la nuova rottura su una delle tante condotte dell’“Abatemarco” con l’inevitabile riduzione della portata. Più di tre giorni per sistemare la “solita” pezza alla conduttura e far ripartire il servizio (ieri sera l’“oro blu” si è rifatto vivo in abbondanza anche ai piani alti delle case del centro). E una toppa dopo l’altra si cerca d’andare avanti, fino al prossimo guasto, fino alla prossima interruzione. Un’arsura che nelle periferie era cominciata già da tempo. L’acqua resta un mistero.
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