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Baker Hughes, il sogno industriale a Corigliano Rossano rimarrà per sempre irrealizzato

Dopo la rinuncia all’investimento nella città dell'alto Ionio Cosentino, l’azienda guarda già altrove. Il piano urbanistico del porto e gli scontri politici in Consiglio

«L’investimento nel porto di Corigliano da parte di Baker Hughes – Nuovo Pignone è ormai un capitolo chiuso». L’amara sentenza è del presidente dell’Autorità portuale Andrea Agostinelli che in queste ore pare abbia sentito il vice presidente della multinazionale che sembra abbia confermato il disinvestimento di 60 milioni di euro che avrebbe anche generato 200 posti di lavoro diretti e più del doppio considerato l’indotto.

Lo scorso 8 ottobre Baker Hughes aveva annunciato il ritiro del progetto pensato per il porto di Corigliano, legato alla incertezza dei tempi di sviluppo, rallentati da un ricorso straordinario dell’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano al Presidente della Repubblica, e quindi il venire meno delle condizioni temporali necessarie per realizzare il progetto come inizialmente concepito. Baker Hughes inoltre aveva anche specificato che non vi erano neanche i tempi per un adeguamento del progetto ad alcune delle richieste avanzate dall’amministrazione comunale, circa lo spostamento della produzione nell’area del retroporto. Il progetto presentato lo scorso anno da Baker Hughes prevedeva la realizzazione di fabbricati e impianti finalizzati all’assemblaggio e alla finitura di moduli di struttura metallica destinati alla grande industria. Quattordici in tutto, di cui due dalle dimensioni titaniche capaci di contenere le mega-costruzioni che verranno realizzate. Delle quattordici costruzioni che saranno realizzate all’interno del porto, in realtà, solo 4 erano quelle destinate alla produzione, le restanti dieci erano destinate a uffici, magazzini, servizi e spogliatoi.

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