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Furbetti della carta docenti a Cosenza, giallo per un aspirapolvere

Emergono ulteriori elementi relativi all’inchiesta di procura e guardia di finanza sulle somme statali spese in maniera illecita. Si allunga a fine gennaio l’elenco delle convocazioni dei prof a Palazzo Lecce

C’è qualcosa che non va. È ancora tutta da scrivere, e con alcuni punti che rimangono bui, l’inchiesta di procura e guardia di finanza sui presunti furbetti del bonus docenti. Circa trecento prof coinvolti nel procedimento penale scoppiato a febbraio dell’anno passato. Il filone penale pare si sia chiuso con una multa pagata dagli insegnanti, mentre è rimasto in piedi l’inevitabile iter parallelo messo in piedi dall’Ufficio procedimenti disciplinari dell’Ambito territoriale provinciale, presieduto dalla direttrice Loredana Giannicola.
Le convocazioni cominceranno a fine ottobre e andranno avanti per mesi. Ma dev’essere continuamente aggiornato il calendario delle convocazioni: ieri pomeriggio sono arrivare al 26 gennaio.
Quasi ogni giorno, uno dopo l’altro, il personale di Palazzo Lecce ascolterà le ragioni dei professori (possono essere affiancati da legali o rappresentanti sindacali) che sono finiti nei guai per avere utilizzato illecitamente i cinquecento euro che ogni anno lo Stato garantisce loro per migliorare la loro professionalità docente: dall’iscrizione a corsi di formazione e specializzazione, all’acquisto di libri e biglietti di cinema e teatro, e pure di apparecchiature informatiche. Ma non tutte, solo quelle strettamente legate al loro impegno di docenti.

Come funzionava il raggiro

Secondo quanto ricostruito dall’accusa il primo acquisto effettuato dai prof risultava in linea con le reali finalità del bonus. Quindi tutto in regola. In un secondo momento il docente tornava nell’attività commerciale connivente, sempre la stessa, esercitando il cosiddetto “diritto di reso”. Veniva così rilasciato a suo favore un buono spesa utilizzabile nello stesso negozio. E in quel momento, hanno ricostruito gli investigatori, scattava il liberi tutti. Gli episodi illeciti individuati dal nucleo di polizia economico-finanziarie della guardia di finanza si riferivano al periodo 2018-2021. Quattro anni durante i quali sarebbe stato consumato il raggiro.

Il giallo dell’elettrodomestico

Molti prof si difendono, spiegando di non avere capito bene il sistema. Ma c’è qualcuno che dice di più. A esempio è filtrato il racconto di una prof la quale ha raccontato che oltre alle somme spese da lei per gli acquisti comunque non consentiti, dal totale del bonus le risulterebbe mancante pure un’altra somma legata all’acquisto d’un elettrodomestico per la casa, probabilmente un aspirapolvere, che però lei non ha mai preso. È come se qualcuno abbia ulteriormente scalato del denaro, questa volta a sua insaputa. Una ricostruzione ovviamente ancora tutta da riscontrare. Anche verificando se altri insegnanti hanno rilevato simili ammanchi nel loro bonus, e magari non hanno segnalato nulla coscienti d’avere comunque intrapreso un percorso illegale, e quindi sarebbe stato meglio evitare d’agitare ulteriormente le acque.

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