Presentate ufficialmente le osservazioni con parere contrario al MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) per la realizzazione del parco eolico denominato "Mediterranean Italian Offshore" da parte dei Comuni di Corigliano-Rossano, Crosia, Calopezzati, Pietrapaola e Cariati. L’azione formale segue le dichiarazioni rilasciate a suo tempo dal sindaco Flavio Stasi che si era da subito detto contrario a questo tipo di progetto: «Si tratta di impianti che non garantiscono nessuna forma di occupazione o compensazione seria, quindi nessuna prospettiva di sviluppo come ricaduta positiva sul territorio, i quali però produrranno, fortunatamente da fonte rinnovabile, energia da consumare altrove. Come è noto, infatti, la Calabria ha già un bilancio energetico in attivo. Se sotto il profilo tecnico questo schema non ha alcun senso (trasportare l’energia costa), lo ha invece dal punto di vista sociale ed economico, dal momento che la Calabria sarebbe ancora una volta sacrificata nelle proprie prospettive di sviluppo diverse da quelle tradizionali – per esempio turistiche – mentre i paesaggi di altri territori, che spesso hanno bilanci energetici in passivo, vengono preservati. In questo schema, dunque, perfettamente rappresentato dai progetti di eolico offshore nello Jonio, con la complicità delle nostre pseudo-rappresentanze si tende a creare due grandi categorie: da un lato i territori che producono energia e restano poveri, dall’altro quelli che la consumano e si arricchiscono». Nel corposo faldone delle osservazioni prodotte dal comune di Corigliano Rossano si evidenziano le lacune nella produzione delle valutazioni dei fattori di rischio e non solo da parte della società privata che intente realizzare il parco eolico. In particolare il comune pone l’accento proprio sui danni che le pale potrebbero apportare all’ecosistema, ritenendo il progetto, per altro, in contrasto con la Costituzione italiana che tutela il paesaggio e le economie pubbliche e private del luogo di interesse, con particolare riferimento al patrimonio storico, ambientale, la flora e fauna, la pesca, le attività turistiche, le attività culturali e le aree archeologiche presenti nei fondali marini. Nello specifico si evidenzia anche come risulti carente dal punto di vista dei dati, non supportato sufficientemente da studi preliminari di settore e sui potenziali impatti ambientali e paesaggistici che comporta. Nessuna valutazione dei rischi neanche per ciò che attiene all’impianto di accumulo elettrochimico.