Il sogno realizzato. Il collaboratore di giustizia Luciano Impieri, 43 anni, è diventato diacono. La scelta dell’ex malavitoso, appartenente alla cosca “Nuova Famiglia” di Cosenza, è frutto di un vero e proprio pentimento interiore che ha cambiato la sua vita. Una vita per lungo tempo dedicata agli “affari” e alle violenze mafiose, scandita da arresti, processi e condanne. Impieri collabora con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata da Vincenzo Capomolla, ormai da più di sei anni ed ha svolto mansioni sia di “azionista” che di “esattore” al servizio della ‘ndrangheta attiva tra il capoluogo bruzio e il Paolano. Nelle svolgimento delle sue molteplici funzioni, il quarantatreenne è stato peraltro detentore del “libro mastro” del clan di appartenenza dove appuntava sistematicamente le somme incassate da commercianti e imprenditori vessati nell’area urbana cosentina. Il documento è stato sequestrato dai carabinieri e il collaboratore ne ha spiegato i contenuti, indicando le somme che ciascun estorto pagara a titolo di “protezione”. Luciano Impieri, dopo un lungo periodo di frequentazione di una comunità religiosa cristiana, ha intrapreso la strada del diaconato che gli è stato accordato nella zona della Penisola dove vive sotto protezione. «Chi crede veramente nella riabilitazione» spiega il suo legale, l’avvocata Caterina De Luca del foro di Vibo Valentia, «ha modo di farlo davvero se lo vuole, perchè il caso di Impieri ne offre piena rappresentazione».