Baker Hughes a Vibo, da Corigliano Rossano la frecciata di Stasi: “Per altri è stato valutato lo spostamento nella zona industriale”
L'ennesimo annuncio del presidente Occhiuto sulla vicenda Baker Hughes finalmente fa quadrare tutti i conti, e certifica che il Comune è stato l’unico ente a lavorare realmente per l’investimento». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi. Ieri il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha annunciato un ulteriore investimento di 26 milioni nell’area di Vibo Valentia Marina, dove la multinazionale è già presente, dopo che era sfumato l’intervento di 60 milioni di euro nel porto di Corigliano Rossano. «Ovviamente - dice Stasi - siamo felici per qualsiasi investimento per la Calabria. Prendiamo atto, però, che a Corigliano-Rossano gli investimenti si potevano fare solo dentro il porto, occupandone un terzo e senza nessuna garanzia sulle restanti banchine. Non è stato possibile valutare lo spostamento di 50 metri, nemmeno parziale, nella zona industriale, pur proponendo infrastrutture praticamente dedicate ed il supporto totale del Comune. Altrove, invece, e ne siamo contenti, si può tranquillamente investire nella zona industriale e ciò che a Corigliano-Rossano è stato bollato come un’eresia, diventa magicamente sostenibile». Stasi aggiunge: «Non solo: finalmente quadrano anche i conti sugli investimenti privati veri, al netto dei contributi della Zes Calabria. Se l’assenza di procedura, denunciata dal Comune nove mesi fa, fosse funzionale a garantire maggiori fondi senza averne diritto, infatti, come ammesso da importanti esponenti istituzionali, allora oltre ad essere gravissimo, quadrerebbero come d’incanto anche le cifre degli effettivi investimenti privati e di quelli che dovevano essere importantissimi sostegni pubblici, sfumati non per il Comune di Corigliano-Rossano ma per la «fregatura unica del mezzogiorno» con la quale il Governo ha sostituito la ZES Calabria e che evidentemente non rientrava nei programmi». Infine, secondo Stasi, «questo fa quadrare anche il totale immobilismo della Giunta regionale praticamente dal marzo scorso: le criticità sottolineate dall’amministrazione non potevano essere nascoste e non ci si poteva schierare contro il «proprio» governo, come fatto con Enel, con l’Autonomia Differenziata, l’Alta Velocità, il dimensionamento scolastico eccetera». Del resto, c'è un modo per smentire tutto questo: si chieda oggi il permesso a costruire che non è mai stato chiesto, che il Comune può rilasciare senza problemi, e domani si apra il cantiere. Successivamente si ha tutto il tempo, con l’impegno delle istituzioni, di regolarizzare la procedura, anzi, di farla visto che non è stata mai fatta. Questo è anche ciò che ho già scritto e che evidentemente dovrò ribadire al Ministero, al quale avevo inviato una missiva settimane orsono affinchè intervenisse nella vicenda per salvare l’investimento, ma che al momento - anche alla luce della «casuale» notizia arrivata praticamente prima sulla stampa che al protocollo istituzionale, che rappresenta l’ennesima incredibile anomalia di questa vicenda - mi sembra intervenire più per provare a «mettere una pezza» rispetto a quanto ormai è emerso chiaramente anche in relazione alla nuova Zes». Il problema, secondo Stasi, «sono i soldi, non il Comune, e vedrò di renderne partecipe il ministero con dovizia di particolari. Certo è che, se tutto questo, confermato anche dagli annunci odierni, non dovesse essere smentito coi fatti, allora sarebbe opportuno smetterla di raccontare favole e chiudere questa ridicola pantomima politica, totalmente inutile, messa in piedi da uno schieramento che per altro in campagna elettorale ha teorizzato la realizzazione di una nuova banchina: una baggianata di proporzioni mondiali. Continuare a raccontare tesi strampalate con le pentole ormai scoperchiate significa insultare l’intelligenza delle comunità e la nostra gente ha già abbondantemente dimostrato di saper leggere le carte e di non farsi prendere per i fondelli da nessuno. Questo - conclude - è il più potente messaggio reputazionale che oggi, la Calabria, può lanciare».