A Lauropoli manca l’acqua da giorni. Manca non come l’estate a intermittenza e scorga solo in alcuni momenti della giornata. Manca e basta. Manca nel vero senso della parola. I rubinetti sono asciutti e visti così sembrano una strana escrescenza che vien fuori dalla parete o dal piano del lavandino. Inutile girare le manopole: a patto non intervenga un miracolo, dal beccuccio della fontana non scenderà giù neanche una goccia di quel che certe cronache giornalistiche, in cerca di sinonimi, definiscono – in questo caso a ragion veduta – il “prezioso liquido”. Preso atto della realtà che a certe latitudini è abbastanza impegnativa (per non dire altro) non resta che iniziare a innaffiare (per modo di dire) la speranza che i fontanini casalinghi tornino a borbottare, gorgogliare, sbuffare aria mista a gocce che annuncino il miracolo. Bisognerà attendere, quindi. Bisognerà attendere che la Sorical, affiancata dalle squadre di manutenzione del Comune, ripari in tempi celeri – visto che di tempo ne è già trascorso un bel po’ – la serie di fratture sulla condotta che alimenta la rete idrica della frazione cassanese che all’anagrafe conta più di cinquemila abitanti (mica profumatissime caldarroste). Cinquemila abitanti i cui disagi si potrebbero solo accennare perché a volerli immaginare si dovrebbe disporre di una fantasia sconfinata, infinita, a tratti pure creativa. Di certo l’acqua tornerà a scorrere dai rubinetti lauropolesi, ma nessuno potrà scongiurare il ripetersi di un disservizio, di un’emergenza che è sempre incipiente, in agguato, non per uno strano scherzo del destino ma perché la rete idrica ha i suoi anni (bisognerebbe dire le sue ere geologiche) e per di più, si presume, pure una scarsa manutenzione. Circostanze su cui bisognerà riflettere in modo serio oltre che “costruttivo”.