Piove sul bagnato. Nel locale nosocomio bisogna fare i conti con un’altra problematica, oltre a quelle note relative a carenza di sanitari e paramedici (fenomeno che riguarda oggettivamente tutta la Calabria, compresi i medici di Medicina generale, cosiddetti di famiglia, dei quali sono sguarniti anche centinaia di piccoli centri: ndc), ossia a quella della mancanza del prezioso liquido.
Puntuale, ogni sera e prima che il Comune serri le saracinesche dei pozzetti a tutta la città per fare riempire i serbatoi, nell’ospedale i rubinetti restano a secco determinando conseguenze - come si può immaginare - davvero difficili da gestire non solo verso il personale di turno, ma soprattutto a danno di pazienti ricoverati che in qualsiasi ora hanno bisogno di servizi igienico-sanitari. Un problema serio, dunque, verso il quale senza clamore gli operatori sanitari non si sono sin qui nemmeno esposti.
Ma andiamo con ordine. La siccità di quest’estate la stanno “pagando” decine e decine di comuni ormai da qualche mese. Da questa criticità non è stato risparmiato San Giovanni che s’è visto diminuire l’erogazione da Sorical di almeno 7-8 litri di acqua al secondo, ragione per la quale il Comune sta fronteggiando l’emergenza serrando l’erogazione dalle 22 sino alle 6 del mattino seguente. Certo, sia pure con lustri di ritardo, sarebbe ora che la “capitale della Sila” si rendesse autonoma con nuove captazioni; con un moderno acquedotto, perché quello esistente è obsoleto e colabrodo e una volta per tutte “spedisca” per direttissima i diversi e troppi ladri di acqua (perché di questo si tratta!) in Tribunale, come in silenzio faceva l’Enel (e fa ancora chi le è subentrata) ogni qual volta “pizzicava” il predone di energia che aveva manomesso il contatore con la famigerata carta da pellicola.
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