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La vita ritrovata a Capodanno, trapianto di rene su una 51enne a Cosenza

L’intervento eseguito all’Annunziata grazie alla convenzione con l’Asp. Il primo bisturi Sebastiano Vaccarisi ha guidato l’équipe di specialisti La paziente è stata trasferita in reparto e le sue condizioni sono buone

Vivere al Sud è una specie di condanna. In Italia c’è un solo sistema sanitario ma il funzionamento è differente, a seconda della latitudine. Da Napoli in giù le speranze di vita si accorciano rispetto alla media nazionale. E la Calabria patisce più di tutte le altre regioni perché qui, più che altrove, gli effetti di anni di malagestione politica hanno prodotto chiusure di ospedali, tagli di posti letto, riduzione delle corsie, e, soprattutto, la rinuncia a medici e infermieri per ragioni di budget. La sanità calabrese, però, non è solo una sequenza lineare di scorie, un percorso eternamente in salita, un passaggio aspro dentro una narrazione triste degli ultimi trent’anni. Certo, è anche questo, ma non è solo questo. Il sistema salute può diventare anche il filo conduttore di uno sforzo collettivo, di una volontà che si combina per dare forma a piccoli miracoli.
Per questo la storia che rimbalza dall’“Annunziata” sembra non appartenere alle vicende di questa terra disperata e sofferente. Una trama fiorita nella mattina di Capodanno, in sala operatoria. Mentre la città era ancora addormentata dopo i bagordi della notte di San Silvestro in piazza, una donna dializzata di 51 anni, del Tirreno cosentino, ritrovava una vita normale dopo anni di dialisi. Un prodigio reso possibile grazie a un trapianto del rene, un organo donato da un’altra donna, una cinquantanovenne di Milano. Un intervento chirurgico interaziendale, grazie alla convenzione sottoscritta da Azienda ospedaliera e Asp. In sala operatoria sono entrati Sebastiano Vaccarisi, rinomato bisturi dell’area dei trapianti ed eccellenza nazionale della chirurgia epatobiliopancreatica, capo-scuola dell’area trapianti (per vent’anni all’Annunziata e da settembre alla guida della divisione chirurgica dell’ospedale di Corigliano Rossano), con l’urologo Massimiliano Battaglia (che da dieci anni affianca Vaccarisi nei trapianti di rene), e la squadra di Nefrologi messi a disposizione dal professore Gianluigi Zaza, composta da Rosita Greco e Michele Provenzano, e l’anestesista, Patrizia Ronconi, inviata dal primario Pino Pasqua. E, naturalmente, è stato fondamentale il lavoro di infermieri e oss, di sala e di reparto. Tutti insieme hanno contribuito a restituire una esistenza normale ad una giovane donna. La paziente ora sta bene, ha già lasciato la rianimazione ed è stata trasferita in reparto con una buona diuresi. Un miracolo, una prova di alta chirurgia che conferma Cosenza tra i riferimenti della trapiantologia del rene nel Mezzogiorno, grazie alla sinergia con il Centro regionale di Reggio che è guidato dal dottor Pellegrino Mancini.

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